- Corriere di Bologna -
Non rientra nemmeno Sacrati, dopo l'intervallo, mentre la Fortitudo sprofonda nel suo baratro sotto di 30 e apre, alla quinta sconfitta di fila, la crisi nera. Maciullata dall'Avellino di Boniciolli, che aveva più voglia, intensità e intelligenza cestistica, l'Aquila s'è arresa subito, finendo travolta e salvando dalla dannazione solo Mancinelli, il paladino, che con un secondo tempo da 19 punti (29 totali) ha evitato l'ignominia. Lì la contesa, arrivata con l'alone del dramma, era diventata un circo d'errori, ma Avellino l'aveva in tasca e l'Aquila, rientrato il presidente sul 38-65, è passata fra la selva d'ululati che chiedono una sterzata. Qualcuno, della squadra, pagherà.
È stata, dolorosa e orrida, la peggiore Fortitudo del decennio. E mentre già s'agitavano i contestatori di Mazzon, ci si chiedeva cosa potesse fare, il pianista, di fronte ad una ciurma ad oggi impresentabile se si cerca un posto nei playoff. Jenkins, ridicolizzato da Green, falcidiato dalle grida del parterre, è il primo imputato e come le pecore senza pastore, gli altri han seguito l'onda, gettandosi nel dirupo. Se l'uditorio, già mezzo ammutinato, si scalda per l'effimero 68-79 a 3' dal gong, è segno che prima è stata la notte degli orrori. Toccherà, ora, fare il punto, alla vigilia del già bollente derby (alla fine si giocherà sabato alle 21 ma ieri filtrava da Sky la disponibilità a una retromarcia, fissandolo la domenica alle 12, ci fosse il placet della Lega), sebbene la soluzione rivoluzionaria — dentro Frates, già a libro paga — venisse ieri smentita.
Le parole, dopo un confronto d'oltre un'ora fra presidente, tecnico e squadra, chiusa in silenzio stampa fino al derby: «Possiamo dire solo cose reali — spiega Mazzon — ci sono cose che non stanno funzionando, non abbiamo niente da dire sull'impegno, ma è indubbio che siano emersi problemi tecnici e ci prendiamo 24 ore per riflettere. Ci dispiace aver perso ancora, la voglia di vincere c'era, ma eravamo impauriti, contratti, una roba pazzesca. La cosa migliore è parlare meno e riflettere, lunedì avremo le idee più chiare. È certo che stiamo pensando anche di tagliare qualcuno, non possiamo negarlo. Ma è giusto riflettere con logica, senz'ansia, a freddo. Ho parlato col presidente, la mia posizione non è in discussione». E Sacrati conferma: «Mazzon resta. La squadra si impegna, ma non funziona. Faremo tutto il possibile».
La storia. Piallata da subito, l'Upim è affogata in un inquietante secondo periodo da 40-5 di valutazione, imbastito dalla geometria di Avellino, che cerca il tiro semplice e lo trova, fronteggiando una Fortitudo molle, soffice, con solo 5 falli in 15'. Il parzialone, tramortente, lo firmano in collegio tutti i verdi, andando sotto da Williams, cercando Smith — micidiale — sul perimetro, innescando Righetti e un sommo Radulovic (14 in 14'). Un'Aquila da 3/13 nel quarto soccombe, difendendo male sul pick'n'roll, sbagliando anche gli aggiustamenti facili, subendo l'inadeguatezza dei suoi lunghi (Bagaric impresentabile, Thomas vagabondo). Di Jenkins, già s'è detto e forse non è un'eresia, oggi, demandare a gran voce un playmaker, qualcuno che possa gestire la turbolenza, disegnando le tracce preparate dalla plancia. Si crolla, così, a -29 (45-74 a 2'07” dal terzo gong), aprendo un cratere assai complesso da ricucire, anche con la gente. Domani è il D-Day: confermato, a parole, Mazzon, la decimazione arriverà sulla truppa.
"Su col morale se la scienza ci insegna qualcosa, ci insegna ad accettare i nostri fallimenti, come i nostri successi, con calma, dignità e classe...." (Gene Wilder, in "Frankenstein junior")
"Un uomo che sa cucinare è come lo svolazzo nella firma di un grande pittore in basso a destra" (G.M."ilP.")
"..perde palla Rivers, 13 secondi e 29 centesimi...E VERAMENTE CHI DA UNA VITA SOFFRE PER LA FORTITUDO, IN QUESTO MOMENTO HA TUTTO IL DIRITTO DI CREDERE DI ESSERE NATO SFIGATO..." (F.Pungetti)