Cazzola show in piazza Maggiore:
"Non ho mai votato Berlusconi"
Il candidato civico sostenuto da Pdl e Lega improvvisa un comizio al termine delle celebrazioni del 25 aprile. Sale su uno sgabello e dialoga con i cittadini per un'ora: "Se Berlusconi viene a Bologna, io vado via"
bologna, 26 aprile 2009- "Non ho mai votato per Silvio Berlusconi. E’ sufficiente?». Alfredo Cazzola, candidato sindaco civico sostenuto da Pdl e Lega, improvvisa — al termine delle celebrazioni del 25 Aprile — quello che diventerà un comizio di un’oretta salendo sullo sgabellino dello speaker’s corner di piazza Maggiore, arena di dibattito pubblico e libero animata dal comacchiese Ferdinando Pozzati Piva. Faccia a faccia con chi gli imputa, con l’indice teso, di annacquare la sua civicità accettando l’ingombrante appoggio del premier, l’ex presidente di Bologna e Virtus difende la propria autonomia.
Ricorda quando, nel 1994, dichiarò a un giornalista dell’Unità che la candidatura del Cavaliere alla presidenza del Consiglio «era viziata da un conflitto di interessi». Io, precisa Cazzola riferendosi alla sua corsa per Palazzo d’Accursio, «non mi sarei mai candidato se avessi avuto anche solo una latteria di proprietà. Per candidarmi ho lasciato tutto quello di cui mi occupavo».
Ma dal pubblico, un centinaio di persone disposte a cerchio sul crescentone, non mollano. Gli chiedono se incontrerà Berlusconi nel caso venisse a Bologna per sostenere la sua corsa a sindaco. Cazzola si irrigidisce: «Non ho mai chiesto l’intervento di Berlusconi, in qualsiasi forma». Insistono: vabbè, e se viene? «Se viene io non ci sono. Non mi trova. Vado via».
Una netta presa di distanze dai partiti, che Cazzola ripete più volte. «Non sono il candidato del Pdl», aveva ribadito poco prima. «E’ il Pdl che, come la Lega Nord, non aveva un candidato». E dove c’è un candidato civico, «il modo di affrontare i temi della città è diverso, i civici parlano a una pluralità di persone che non tiene conto della loro collocazione. Il tentativo di schiacciarmi su posizioni di partito lo rifiuto e non lo voglio perseguire».
Un chiaro messaggio a chi, nelle file del Pdl, lo vorrebbe più accondiscendente. Lui, invece, continua a smarcarsi. Assicura: «La mia campagna elettorale, la mia azione, le mie decisioni, le mie scelte, sono tutte essenzialmente mie». Dal crescentone coglie mormorii dubbiosi.
Quindi la sfida. Invita tutti al PalaDozza, il 18 maggio, quando («cosa che nessuno ha mai fatto prima delle elezioni») presenterà quella che sarà la sua giunta in caso di vittoria il 6-7 giugno. Poi, rivolto a chi ha l’aria più perplessa: «Se troverà la presenza di uomini di partito in grado di influenzare la mia azione, avrà ragione lei. Se non ne troverà, dovrà darmi ragione». Su una cosa Cazzola dà ragione al Pdl: l’annunciato non appoggio a Guazzaloca nel caso che caso l’ex sindaco andasse di ballottaggio: «Una risposta coerente all’atteggiamento di rottura sempre tenuto da lui e dall’Udc».
Dal pubblico, un pensionato rivendica con forza la propria militanza comunista. «Con l’Emilia Rossa stavo bene perché mi hanno dato tutti i diritti», sbotta rivolto a Cazzola. Pronta la replica: «Ha ragione. Perché si è reso conto che il Pd oggi è governato da ex democristiani». Si fa avanti una signora, proprio sotto al panchetto: «Ricordati dei pensionati, Guazzaloca!». «Sì signora. Ma mi chiamo Cazzola».
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Hai fatto tornare tutti...ci siamo tutti a salutarti... Ciao Fet.