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antologia del buonumore, 22/01/09

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2009 11:53
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22/01/2009 11:53
 
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non ridete troppo però
CINA: LATTE CONTAMINATO, DUE CONDANNE A MORTE
PECHINO - Zhang Yujun e Geng Jinping sono stati condannati a morte dal tribunale di Shijiazhuang nel processo per lo scandalo del latte alla melamina, che ha provocato la morte di almeno sei bambini e ne ha fatti ammalare quasi 300mila in tutta la Cina. Ad un altro degli imputati è stata inflitta una condanna a morte "sospesa" - cioé che verrà riveduta e potrebbe essere tramutata in ergastolo. Il tribunale ha emesso inoltre una condanna all' ergastolo e tre a pene minori. Sotto processo ci sono ventuno persone tra cui Tian Wenhua, dirigente e fondatrice della Sanlu, l' impresa al centro dello scandalo.

UNIPOL: CASSAZIONE ANNULLA CONDANNA CONSORTE
ROMA - La Quinta sezione penale della Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna per insider trading agli ex manager Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale e alla Procura di Bologna. La Suprema Corte ha accolto la tesi degli avvocati difensori dell'incompetenza della procura di Milano ad occuparsi del processo.

Il dispositivo emesso dai supremi giudici stabilisce che: "ritenuta la competenza territoriale del Tribunale di Bologna annulla senza rinvio le sentenze emesse di primo e secondo grado nei confronti di Giovanni Consorte ed Ivano Sacchetti e dispone la trasmissione degli atti alla Procura e al Tribunale di Bologna".

Stamani, invece, nella sua requisitoria, il sostituto procuratore generale delal Cassazione, Tindari Baglioni, aveva chiesto la conferma delle condanna a sei mesi di reclusione per insider trading, nei confronti degli ex vertici dell'Unipol Consorte e Sacchetti per la vicenda del riacquisto delle obbligazioni della compagnia assicurativa bolognese del febbraio 2002. Secondo il Pg, meritava la convalida la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Milano - il 12 novembre 2007 - e non c'erano motivi a sostegno dell'incompetenza territoriale della magistratura milanese.

Secondo l'accusa, Sacchetti e Consorte - insieme al finanziere bresciano Emilio Gnutti che in appello ha patteggiato la pena convertita in una multa di 140.520 euro e che, dunque, non è ricorso in Cassazione - sapendo in anticipo che Unipol avrebbe rimborsato prima della scadenza due prestiti obbligazionari, comprarono e fecero compare a terzi quei titoli realizzando notevoli plusvalenze.

Per i difensori dei due manager, i prof. Filippo Sgubbi e Renzo Costi, non ci sarebbe stata alcuna diffusione di informazioni privilegiata e Milano non era competente ad occuparsi del caso. La loro tesi è stata, evidentemente, condivisa dalla Suprema Corte.

Difficilmente, perché la prescrizione maturerà nei primi mesi del 20010, arriverà a conclusione dei tre gradi di giudizio il nuovo processo per insider trading - gli atti del quale devono essere trasferiti a Bologna per competenza territoriale come ha appena deciso la Cassazione - nei confronti degli ex manager dell'Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti. Lo si apprende da ambienti della difesa degli ex vertici della società bolognese.

PERDE CAUSA CONTRO BERLUSCONI SU PROMESSE ELETTORALI
MILANO - Aveva citato in giudizio Silvio Berlusconi per mancato mantenimento di promesse elettorali, ma alla fine il Tribunale civile gli ha dato torto. La singolare causa era stata avviata da Andrea Casamassima, che accusava il premier di aver fatto dichiarazioni non rispettate nel corso della trasmissione "Porta a Porta" dell'8 maggio 2001. In quella occasione, Berlusconi aveva dato lettura del "Contratto con gli italiani", in cui si impegnava a non ripresentare la propria candidatura se al termine dei cinque anni di governo non fossero stati raggiunti i traguardi enunciati.

Malgrado tali promesse non fossero state realizzate, Berlusconi sarebbe rimasto in lizza nelle successive elezioni politiche. Da qui una richiesta di risarcimento simbolico formulata nella misura di 5 mila euro, che però la prima sezione del Tribunale civile ha respinto sostenendo che quelle dichiarazioni non potevano avere valore contrattuale. Per effetto di questa decisione, il promotore della causa è stato condannato a pagare 500 euro al presidente del Consiglio oltre alle spese di giudizio fissate in 7.551 euro.







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