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Belinelli vuota il sacco di Azzurra: "Ecco perché abbiamo fallito"

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2007 12:29
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25/09/2007 09:51
 
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il pirla alla riscossa
Belinelli vuota il sacco di Azzurra: "Ecco perché abbiamo fallito"


25/09/2007 09:30
Per la prima volta dopo la disfatta agli Europei, la guardia di Persiceto parla della Nazionale. "Italia, tra un anno potrei non tornare"

- La Repubblica -

L´ESTATE più lunga di Marco Belinelli finirà sabato, con il volo per la California dopo due settimane di vacanze, destinazione Golden State Warriors. L´NBA è dietro l´angolo, dopo le emozioni e gli exploit d´oltreoceano in giugno, ma alle spalle c´è anche il fallimento della Nazionale in Spagna: solo ottava, fuori dal giro che conta e dalle Olimpiadi. Belinelli per i numeri è stato il meno peggio dell´infelice spedizione (15,5 punti in 27´, col 60% da 2) il protagonista delle due striminzite vittorie e anche l´ultimo a mollare, non abbastanza però per salvare la baracca. E´ anche il primo a parlare dopo la débacle che non costerà la panchina a Recalcati, che non porterà a nessuna rivoluzione copernicana, ma che potrebbe cambiare qualche assetto. Beli racconta perché ai suoi occhi non è andata, prima di un arrivederci che potrebbe diventare molto lungo. «Fra un anno - dice - non so se ci sarò, devo aspettare la mia prima stagione in America e cosa mi chiederà chi mi paga, i Warriors».
Inevitabile il passo indietro. La Nazionale, considerata a luglio la più talentuosa di sempre, ha fatto una figuretta: cosa è successo?
«Dovevamo fare bene. C´erano i veterani che avevano vinto tanto, forti di un gruppo collaudato. C´erano i giovani di talento, con presente o futuro in NBA. Non è andata: i due gruppi non hanno mai legato ed in campo abbiamo fallito anche qualche buona occasione. Finita male: solo in qualche momento s´è giocato bene, in altri ci siamo persi, senza nessun riferimento».
Nessun nome. Ma gli schieramenti, visti da fuori, son parsi chiari. Soragna e Bulleri a fare i «nonni» da una parte, Basile nel mezzo, Bargnani e Belinelli dall´altra.
«Il gruppo non è stato unito. Nessuno remava contro, ma quasi mai abbiamo avuto cinque in campo che giocavano allo stesso modo. I veterani non ci sono venuti incontro e noi non ci siamo adeguati a loro. E ogni volta gli avversari ce lo hanno fatto pagare caramente».
Mancanza di amalgama: però avete lavorato assieme per quasi due mesi e certi nodi sarebbero dovuti venire al pettine con più anticipo.
«E invece alla vigilia eravamo impreparati. Non c´erano gerarchie tecniche, non sapevamo bene come orientarci in campo. Questa confusione, oltre alle incomprensioni, alla lunga ha avuto un suo peso».
Le sette vittorie consecutive durante la preparazione evidentemente erano state fumo negli occhi. Se l´Italia non aveva un sistema la colpa non può che essere stata del coach.
«Recalcati ha sbagliato, come tutti noi. Non credo che il c. t abbia colpe uniche e decisive. Quando i risultati sono così negativi, è evidente che l´intero gruppo non ha fatto il suo dovere. Ritengo Jasmin Repesa il migliore allenatore, ma anche lui in questa situazione avrebbe potuto far poco».
Forse qualcuno ha sbagliato più di altri: proprio i pluridecorati veterani hanno mostrato la corda.
«Mancare qualche tiro decisivo non significa essere totalmente negativi. A volte va, a volte no. Piuttosto, tutto il resto non è andato. Non c´erano le basi giuste».
Tutto a rotoli: un po´ come è successo nella scorsa stagione con la Fortitudo, che partì per stupire il mondo, ma chiuse in fondo al gruppo.
«Il parallelo ci sta, specialmente dal punto di vista tecnico. Due esperienze sfortunate».
La scelta NBA le ha tirato su il morale?
«Sono stati mesi di grandi emozioni e soddisfazioni, di quelli che si ricordano per sempre. Non posso che essere soddisfatto, anche se un po´ stanco. Debbo ringraziare i miei due fratelli che si sono prodigati per farmi fare due settimane di vacanze in più dopo gli Europei. Sono rimasto a Persiceto con fidanzata e amici: il massimo per me in questo periodo».
Vista da ex, che Fortitudo sarà?
«Tutta nuova e sarà un bene. La scelta del coach, fondamentale in queste situazioni, mi sembra la migliore. Mazzon è uno preciso, efficiente, che cura i dettagli e ha sempre fatto bene. La squadra mi sembra molto competitiva. Certo, adesso Siena sulla carta pare due piani sopra tutti, ma io spero che la Fortitudo vinca lo scudetto».

FRANCESCO FORNI

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l'educazione non si impara sui libri di scuola.
25/09/2007 12:29
 
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strano che nei fallimenti di squadra ci sia sempre lui di mezzo... [SM=g21355] [SM=g21382]

certo che recalcati quanto a coesione del gruppo l'ho visto male...
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rumente

«Sono amareggiato, ma sono pure sorpreso da chi, avendo dichiarato di considerare l´Eurolega un tour enogastronomico, si dimentichi ora di chi erano i commensali qualche anno fa. Pazienza, anche se credo che cinque minuti di festa non fossero dovuti tanto a noi, quanto alla storia e alla tradizione di una grande società e al rispetto per un pubblico che a quei trofei, e a tanti altri, negli anni ha sempre generosamente contribuito». Ettore Messina 25/01/08
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mitico Sasha:
"Con Myers eravamo amici ed è pure migliorato molto come giocatore. Ma purtroppo si è circondato di gente stupida che gli fa credere di essere chissà chi. A me di lui "non me ne pò fregà de meno". Ma ho saputo che si è permesso di fare il mio nome. Ha detto che finchè era in campo lui nella finale scudetto, io non avevo giocato bene. Per forza: giocavo su una caviglia sola, avendo un legamento rotto. Quando stavo bene non è riuscito a tenermi sotto i 27. Quanto al confronto fra noi due, quando lui avrà vinto la metà della metà della metà di quello che io ho già vinto un paio di volte, forse si potrà parlare. Tanti non hanno vinto. Il problema è che lui ha perso ed ha perso tanto. Per esempio, avrei voluto vederlo mettere dentro il tiro decisivo per la squadra del suo paese. L'ha sbagliato e poi, anzichè vergognarsi, ha parlato male di me..."

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