RANUZZI fa la voce grossa con 37 punti, ma sarebbe ingeneroso verso i compagni spiegare l’impresa del Pentagruppo in terra di Toscana. Già, perché i Cinni di Stefano Salieri corrono come dei matti, pressano in difesa, mordono e azzannano (sportivamente parlando, s’intende) e mandano in tilt un attacco esperto qual è quello di Montecatini. Sette punti in dieci minuti, è tutto quello che i toscani raccolgono nel primo quarto. Nella terza frazione i punti sono 15, ma ormai il Gira è scappato, sorretto, in attacco, da capitan Ranuzzi che si ritaglia una domenica d’altri tempi. Prandin, il cannoniere designato, non è in serata (ma sono comunque suoi, alla fine, i liberi della sicurezza): Alex Ranuzzi fa le pentole e i coperchi. In trentacinque minuti il ventitreenne capitano arancionero produce 37 punti con 8/12 da due, 5/5 da tre, 6/6 ai liberi, 9 rimbalzi, 2 palle recuperate e un assist.
Al resto, appunto, ci pensano gli altri, perché Spizzichini in difesa fa valere il suo fisico, mentre Stojkov, in regia, detta sempre i tempi giusti alternandosi con Sanguinetti.
MA E’ LA COOPERATIVA della difesa — un’immagine accattivante coniata nell’immediato dopo gara da Stefano Dall’Ara, amministratore delegato del Gira — a dare la svolta al match. A quattro minuti dalla fine è addirittura +17 sul 48 a 65. Ma il Gira è una squadra giovane, concede qualcosa a Carrizo che prova a ricucire. Ma è tutto bene quel che finisce bene.
«Una gara vinta in difesa — spiega Stefano Salieri, il coach di un gruppo di ragazzini tanto scatenati quanto interessanti —. Poi in attacco Ranuzzi è stato bravo a prendersi anche i tiri di Prandin. E’ stata una gara molto tattica: la squadra mi è piaciuta davvero perché ha giocato con intensità e personalità».
DUE VITTORIE consecutive potrebbero aprire spiragli inattesi per un Gira partito per salvarsi. Il coach, giustamente, frena.
«Dobbiamo vivere alla giornata. Avremmo potuto chiudere prima il match, ma va bene così. E’ una lezione che dobbiamo imparare per il futuro. Questa vittoria ci dà ulteriore fiducia, perché ci permette in qualche modo di raccogliere i frutti del grande lavoro che abbiamo svolto fino a questo momento».