COMO - I giudici sono rimasti sette ore in camera di consiglio, poi il presidente della Corte d'assise di Como, Alessandro Bianchi, ha pronunciato "in nome del popolo italiano" quella parola che aleggiava da tempo e che, con tre anni di isolamento diurno, costituisce il massimo della pena previsto dal nostro ordinamento per fatti come la strage di Erba: "ergastolo".
Olindo Romano, ex netturbino, 46 anni, e sua moglie Rosa Bazzi, 45, ex domestica a ore, sono colpevoli di tutti i reati di cui erano accusati: degli omicidi premeditati di Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef, di poco più di due anni, della madre della donna, Paola Galli; di quello, non premeditato, della loro vicina di casa, Valeria Cherubini e del ferimento grave di suo marito, Mario Frigerio, che sopravvisse, nonostante una devastante ferita alla gola, diventando principale teste dell'accusa. Di più: Olindo e Rosa sono responsabili anche dell'incendio dell'appartamento di Raffaella, di tentata distruzione di cadavere e altri reati. Reati per i quali il pm Massimo Astori aveva chiesto quattro ergastoli e circa altri tre decenni di carcere, oltre a pene pecuniarie. Ma, per il vincolo della continuazione, le pene sono state unificate, nella richiesta conclusiva, appunto nel carcere a vita e in tre anni di isolamento diurno. I coniugi Romano non erano in aula alla lettura della sentenza, avevano preferito tornare nel carcere del Bassone di Como, in cui si trovano da quasi due anni ("sapevano che avrebbero preso l'ergastolo", ha spiegato uno dei loro legali, Fabio Schembri). Olindo, in mattinata, aveva cercato di scagionarsi con delle dichiarazioni spontanee e, per la prima volta, aveva pronunciato la parola "innocenti", mentre nell'udienza preliminare, quando la coppia ritrattò le confessioni, si era limitato a scriverla in una stringata lettera al giudice dell'udienza preliminare.
L'ex netturbino aveva esordito con una dichiarazione d'amore per la moglie: "Io e la Rosa ci amiamo come il primo giorno... Allora come oggi io per lei farei qualsiasi cosa, come lei lo farebbe per me". La disperazione, la solitudine avrebbero determinato quelle confessioni. "Ribadisco la nostra innocenza", aveva proseguito Olindo che si era rivolto ai famigliari delle vittime: "Vorrei esprimere, io e Rosa, il nostro più sincero dispiacere per le persone che sono morte...".
Carlo Castagna e i suoi figli non c'é l'hanno più fatta: "Assassini, vergogna, basta!". Momenti di forte tensione in un'ultima udienza, la ventitreesima nell'arco di dieci mesi, in cui non erano già mancati i colpi di scena. A cominciare da quello che ha visto subito protagonista Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre del piccolo Youssef. Il pm Astori ha depositato una relazione del carcere di Vigevano (Pavia), in cui era riportato che il tunisino aveva espresso dei dubbi con gli agenti di Polizia penitenziaria sulla responsabilità di Olindo e Rosa. Questo per via della visita di uno sconosciuto nella casa dei genitori di Azouz, a Zaghouan, in Tunisia: questo tizio avrebbe detto loro che la coppia non era colpevole. Azouz, sentito dalla Corte per chiarire "il tenore" di quelle sue dichiarazioni agli agenti, ha spiegato di non avere dubbi sulla colpevolezza di Olindo e Rosa, ma di aver voluto esprimere "preoccupazione" per l'incolumità dei suoi familiari in Tunisia. Nessuna possibilità per i difensori dei Romano di approfondire l'argomento, i giudici hanno escluso testi sull'argomento, ritenendo "evanescenti e prive di spunti investigativi" le dichiarazioni di Azouz. Per Astori, si è trattato solo di un tentativo del tunisino di evitare l'espulsione, condizione posta per patteggiare una pena a 13 mesi per spaccio di droga. Un'espulsione, per il pm, "mai digerita" da Azouz. Nessuna nuova prova, quindi, e via alla camera di consiglio e alla attesa, neppur troppo lunga, fino al verdetto: "ergastolo".
Per i legali di Olindo e Rosa, una sentenza "secondo copione", al termine di un processo in cui "sono stati compressi" i diritti della difesa. Per Astori, "l'unica sentenza possibile" e che non sarebbe stata diversa "se portata all'attenzione di altre cento, diverse Corti d'assise": per Olindo e Rosa fine pena mai.