esposito: bargnani e belinelli non sono Parker...

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PG01
00sabato 8 settembre 2007 09:00
Vincenzo Esposito, 12 anni fa primo azzurro a mettere i piedi in Usa, che ne pensa di questa Italia griffata Nba?
«Farà molta fatica ad arrivare a Pechino, anche se agli Europei un paio di partite possono cambiarti la vita».

Si diceva potesse diventare la Nazionale più forte di sempre.
«Neanche per idea, non sono d’accordo».

Sulla carta il talento non si discute.
«Potrebbe essere quella con il maggior potenziale, ma mica si gioca solo con il talento. Quella del ’99, che vinse l’oro Europeo a Parigi, dove la mettiamo? Per non parlare di quella dell’83, a Nantes».

Non c’erano mai state due prime scelte Nba.
«Questa Nba non è più quella di dieci anni fa».

Quando l’assaggiò lei: che aria tirava?
«Pochissimi europei, con molta diffidenza nei confronti degli extramericani, mettersi in mostra era molto difficile. E i college producevano talenti, cosa che non fanno più».

Danilovic chiamato col n. 43, Belinelli col 18: sta lì la differenza?
«Ha detto tutto. Per non parlare del numero 57 di Ginobili, magari dovuto a poca conoscenza del basket mondiale degli americani. Dieci anni fa il livello tecnico dell’Nba era molto superiore. Ma è un calo generalizzato, guardi molti degli stranieri che arrivano da noi».

Cioé?
«Quindici anni fa atterravano Richardson e McAdoo, che di là erano alla frutta e qui ti ridicolizzavano, non ti facevano vedere palla. Adesso, invece...».

Nowitzki, Gasol e Parker sembrano marziani.
«I fenomeni ci sono ancora».

Bargnani e Belinelli, umanamente, non possono ancora esserlo.
«Non sono Parker, e s’è visto: quando il francese ha giocato contro di noi, sembrava giocasse contro dei ragazzini».

Mai pentito di essere rimasto solo un anno nell’Nba?
«No. Mi ero preso le mie soddisfazioni, dimostrando a me stesso che potevo starci, e decisi che se mi dovevo sacrificare, l’avrei fatto in Italia. Avevo ancora due anni di contratto».

A 38 anni, per la seconda stagione, va in B1, stavolta al Gira Ozzano, a due passi da Bologna.
«Il primo campionato italiano, visto che in A c’è il 70% di stranieri, e in Legadue il 40».

Chi glielo fa fare?
«Ne ho parlato, pure con Danilovic e Myers: fin quando mi diverto, continuo, non ho più bisogno di andare in palestra per i soldi».

Fa ancora canestro?
«Sempre».

LaStampa.it - Massimiliano Nerozzi, inviato ad Alicante

Wadi
00sabato 8 settembre 2007 10:55
Verissimo, Parker sembra di un altro pianeta.
Se il primo titolo degli Spurs era stato vinto grazie a Duncan e Ginobili, nell'ultimo Tony oltre a vincere è stato nominato MVP.
Come al solito il difficile non è far bene in una stagione, ma il confermarsi a quei livelli in futuro.

Caro Bargnani, prendere esempio e non vivere sugli allori.
Caro Belinelli, come farai quando non ti passeranno la palla e quando vedranno la tua difesa colabrodo, o telepass....good luck!
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