Wine Spectator

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Wadi
00giovedì 21 agosto 2008 21:20
Robin Goldstein, scrittrice e sommelier, s'inventa "l'Osteria Intrepido", a Milano.
Tra i vini mette proprio quelli bocciati dalla rivista Usa "Wine Spectator".
Vince un Super premio, ma il ristorante non è mai esistito.
Il grande bluff svelato a Portland, ma solo dopo la pubblicazione
dell'Award of Excellence sulle pagine della "bibbia" dell'enogastronomia.

di BENEDETTA PERILLI - La Repubblica

FORCHETTE, stelle e bicchieri d'oro. Oggi ad inumidire le papille gustative dei clienti non è più quell'odorino d'arrosto che esce dalla cucina del ristorante ma la quantità di riconoscimenti e premi che le guide specialistiche assegnano al locale. Attenzione però. Non è tutto oro quel che luccica, proprio come insegna la storia di Robin Goldstein.

Scrittrice ed esperta di vini, la signora Goldstein si è finta proprietaria di un locale di Milano, l'Osteria l'Intrepido, ha messo su un finto sito, inventato un menu e una carta dei vini ed è riuscita così ad aggiudicarsi il prestigioso Award of Excellence assegnato dalla bibbia delle riviste di vini, Wine Spectator, ai ristoranti con le migliori cantine al mondo.

"Dopo avere scritto il mio primo libro dedicato ai vini, ho deciso di scoprire come il magazine Wine Spectator assegnava i suoi premi di eccellenza ai migliori ristoranti", spiega la scrittrice. "Così, come integrazione di una più ampia ricerca accademica sugli standard dei premi enologici alla quale sto lavorando, ho deciso di compilare una domanda per l'assegnazione dell'Award da parte del Wine Spectator".

Ha così inizio il grande bluff della signora Goldstein che si dichiara proprietaria dell'Osteria l'Intrepido, un ristorante di Milano inventato giocando sul nome di una serie di guide culinarie. Oltre alla compilazione della domanda la signora invia la ricevuta di pagamento della tassa di partecipazione, pari a 250 dollari, una lettera di presentazione, una copia del menu del ristorante e una lista dei vini.

Per il menu l'Intrepido propone una selezione dei migliori piatti della tradizione italiana, riletti in chiave contemporanea e con l'aggiunta di dettagli alla moda. Si va dal culatello di Zibello al fois gras con brioche e miele di castagna, dall'uovo in raviolo al risotto con pancetta croccante, per concludere con il raffinato soufflé di parmigiano reggiano. E, nel rispetto delle consuetudini dei ristoranti più glamour, i prezzi sono naturalmente alti.

Ma è soprattutto nella carta dei vini che la signora Goldstein dà il suo meglio, inventando una selezione ad hoc di rossi italiani scelti tra i peggiori vini segnalati proprio da Wine Spectator. Così a suon di bottiglie di Amarone del 1998, definito "not clean", di un "aggresive" Barolo, di un "wrong" Cabernet Sauvignon, e di tanti altri vini giudicati mediocri, una finta osteria, con un finto menu, si aggiudica l'Award of Excellence del Wine Spectator.

L'assegnazione del premio viene formalizzata con la pubblicazione sul numero di agosto della rivista cartacea e subito dopo l'Intrepido viene inserito nel database del sito. Ma da qui scompare il 15 agosto, data nella quale Robin Goldstein presenta l'eccezionale risultato della suo "grande bluff" al consueto meeting dell'America Association of Wine Economists tenutosi a Portland.

"Naturalmente è preoccupante che un ristorante inesistente possa vincere un premio di eccellenza - ha commentato Goldstein - ma è ancora più preoccupante che il premio non sembri affatto legato alla qualità delle liste vini dei presunti ristoranti". Ancor più grave poi che, nonostante i vini inseriti nella carta de l'Intrepido fossero stati giudicati totalmente mediocri dallo stesso Wine Spectator, il premio sia stato ugualmente assegnato.

Insomma sembra proprio che il business del vino sia molto più interessante della qualità del nettare, soprattutto per un colosso del settore come Wine Spectator che da questo giro di assegnazione premi sembra incassare qualcosa come 700 mila dollari annui.




[SM=g1406033]

Proporrei di provarci anche noi.
Che ne so' "Bologna nel cuore e nella panza". [SM=g1406062]
Il cuoco c'è, i sommeliers pure.
Abbiamo la sede estiva e quella invernale.
Piatti pieni, poche pippe ed amici più di prima.... [SM=x1424137]
GEO-MARCO64
00lunedì 25 agosto 2008 17:29
Ci stò ci stò.
Una volta dicevano che a san zorz c'era "l'ustari dal dòu pugnatt" [SM=g1405981] (serve la traduzione per caso?) proporrei di riattivarla ed accreditarci presso le migliori guide eno-gastriche.
Cmq in truffe e bufale simile sono incappati in tanti, compreso la famosa guida michelin che mi pare recensì un ristorante ancora da aprire. Mi astengo dal comprare tale genere di pubblicazioni perchè le ritengo molto suggestionabili e comprabili dal miglior offerente, comprese quelle dei vini; di quest'ultime ne ho un paio che ritengo abbastanza affidabili ma nulla di più. Non dico che NON siano veritiere ma dico che qualcuno è visto con occhi migliori di altri e che tanti produttori non ci sono perchè non rientrano nel giro buono.
Inoltre a me di leggere pagine e pagine di baroli-nebbioli-barbareschi-morellini-brunelli e supertuscans vari non mi frega un piffero, mi sembra di leggere i giornali sportivi che parlano solo di ciufemilaninterromamerda [SM=g1405955]

Insomma come dire, diciamo: che cioccapiatti [SM=g1405974]
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