(Massoud)
00domenica 7 novembre 2010 16:42
Porcedda scappa via prima dei gol
"Francesca chi? Quella che porta jella?"
La guerra fredda in tribuna fra il vecchio e il nuovo presidente. Lei replica: "Sono una signora, la mia dignità non ha nulla a che vedere con la sua"
di FRANCESCO SAVERIO INTORCIA
Sergio Porcedda e, in basso, Francesca Menarini in tribuna
La svolta arriva prima in tribuna che in campo, quando al minuto 38 della ripresa, con la partita crocefissa sullo 0-0, Porcedda abbandona la sua sedia e guadagna l´uscita: non è un vezzo presidenziale, semplicemente ha un volo da prendere. La storia della giornata cambia qui: è ancora sulle scale, il presidente, quando vede i due gol in un minuto, mentre litiga con steward e vigili del fuoco («Guardi, qui proprio non può stare»). Dentro al Dall´Ara, non già fuori: guai a insinuare che la sua uscita di scena sia coincisa con le due reti. Semmai, il gattaccio nero era due file sotto, e lui lo indica senza perder tempo. «E´ Francesca Menarini che porta scalogna - dice Porcedda, rispondendo dall´aereo in decollo -. Mi sono allontanato da lei e abbiamo vinto, visto? Dico io, proprio vicino a me deve stare? Speriamo vada in curva un´altra volta, lo stadio è così grande…». L´amico Sergio, quello che brindava con la (ex) First Lady al Savoia, non dev´essere più tanto amico, e neppure l´offerta di un posto da contabile rivolta all´ex presidentessa dev´essere valida davvero. Ora litigano forte: un giorno per il grano, un altro per il gramo. Non è vero, ma Porcedda ci crede: venerdì aveva fatto pure scaramanzie con Malesani.
Sergio e Francesca arrivano allo stadio in attimi diversi, quasi temano d´incontrarsi. Porcedda ha due ore d´anticipo, col figlio Andrea, il vicepresidente Giannuzzi, l´amico Paoletti. Lady Menarini, che ha rotto il silenzio alla vigilia («Porcedda conosceva i conti, non può accusarci di nulla, rispetti gli impegni»), si vede mezzora prima del via, parcheggia il suo Mercedes Slk, s´annoda il foulard celeste mentre divora sigarette come ciliegie, dribbla l´assedio dei cronisti («Non commento nulla»), è visibilmente turbata dall´umorismo sardo e si rifugia in tribuna fra gli amici, veri, d´un tempo, quando era lei a comandare: al suo fianco il senatore Berselli e il direttore di Carisbo Feliziani, una fila sopra Marras e Longo, con cui si saluta cordialmente, e due piani più in alto Porcedda e la sua tribù. E s´ignorano a vicenda. Quando arriva papà Renzo, sale ad abbracciare l´amico Sergio, prima d´accomodarsi al fianco della figlia. Segna Di Vaio, le telecamere corrono a cercare i Vip in tribuna e scovano lei, la Francy, che esulta, come durante il regno rimpianto.
Porcedda, dietro l´angolo, la snobba: «Con Menarini siamo in sintonia, Renzo è corso da me. Francesca chi? Ah, la figlia, ne ho sentito parlare». Poi aggiunge: «Sono felicissimo, faccio i complimenti a Malesani. E ai tifosi dico di star tranquilli. La scadenze? Sono così sereno che ora neppure ci penso». Adesso, vuole solo star lontano da Francesca. Che replica duro: «Non cedo alle provocazioni, credo d´essere una signora, con una dignità che non ha nulla a che vedere con la sua. Pensi ai fatti, più che alle parole». Nello stesso stadio non c´è posto per due. Magari Porcedda lo dirà al Geometra, come scusa per tirarne in fretta su un altro.