L'EUROPA INDAGA SULLO SCANDALO DEL VINO ITALIANO
Vino adulterato, Brunello di Montalcino sotto accusa. Ue chiede spiegazioni
Agricoltura e Alimentazione - Alimentazione
Un esperimento, un blog, un esposto alla procura: potrebbero essere queste le tappe che hanno portato in un primo momento i Nas di Firenze e poi la Guardia di finanza di Siena a mettere le mani sulle ricette di shake che dimostrerebbero come il Sangiovese padre del Brunello di Montalcino sia stato mescolato ad altri vitigni un poco meno nobili, scatenando quello che ormai i produttori di Brunello chiamano “inferno”. L‘“affaire” che sta sconvolgendo il mondo del vino toscano (e non solo) nascerebbe così, da un esperimento di mescolamento di uve tentato in passato (nel 1996) e destinato ad altra etichetta, finito su un libro poi su un blog e preso ad esempio: il world system, internet nella specie, ha diffuso la notizia e avrebbe tentato i produttori portandoli a “risolvere” in modo alternativo rispetto al disciplinare (rigidissimo) il problema dell’esportazione in Paesi dove si ama di più un vino meno impegnativo rispetto a quello nato dalla purezza del Sangiovese. Così nascono le ricette - segretissime - dello shake trovate e sequestrate dalla Guardia di finanza. Fiamme gialle che sarebbero comunque state “indirizzate” nel giro tra i vitigni dall’esposto, presentato in procura a Siena, da un produttore di Brunello “purista” e per questo abituato a imbottigliare solo vino proveniente da vitigni di Sangiovese grosso. Operazione nobile che merita la sua Docg, ma che sul mercato fa fare, probabilmente, meno affari (sopratutto sul mercato extraeuropeo) rispetto ad un Brunello più morbido e meno impegnativo. Le Fiamme gialle avrebbero trovato e sequestrato anche i rapporti del Consorzio (che ha potere ispettivo) dove era già stata registrata la presenza di vitigni alieni promiscui con i vitigni regolati dal severo disciplinare del Brunello. Certo, nessuna sofisticazione: però il rischio - se accertate tutte le responsabilità del caso - è grosso sia da un punto di vista dell’immagine che per l’ aspetto economico. Prima di tutto certe etichette potrebbero essere declassate e perdere la denominazione di origine controllata e garantita, la celebre Docg, a favore di una più umile Igt (l’ indicazione geografica tipica, a basso contesto territoriale). Poi, è a rischio il nome: “Brunello” vende perchè è “Brunello” all’ estero, dove il palato è meno fine e il made in Italy una garanzia vera.
Ultime notizie, dicono che avrebbero usato uve raccolte da filari troppo vicini tra loro, a differenza della tradizione del Brunello, che prevede l'utilizzo di un particolare tipo di uve Sangiovese al 100%.
L'accusa invece parla di una modifica per la produzione destinata all'estero, dove gli intenditori sono pochi.
Uve di Cabernet Sauvignon e Merlot tra il 7 e il 10 per cento, sarebbero state aggiunte al sangiovese.
RaiNews.it
L'Italia rassicura l'Europa sul vino: non ci sono rischi sanitari
Una ventina le aziende che sarebbero coinvolteLe autorita' italiane hanno risposto alla richiesta di informazioni da parte della Commissione europea sulla vicenda del vino adulterato rassicurando l'esecutivo comunitario che si esclude qualsiasi rischio per la salute e che le sofisticazioni riscontrate dalle indagini rientrano nelle pratiche enologiche consentite. Lo ha riferito il portavoce della rappresentanza italiana a
Bruxelles Manuel Jacoangeli.
'Le autorita' competenti hanno gia' trasmesso alla Commissione e ai partner europei le informazioni disponibili attraverso il consueto sistema di
allerta rapido per gli alimenti', ha detto Jacoangeli, 'le indagini in corso hanno evidenziato problemi che escluono qualsiasi rischio sanitario' e 'in particolare, per quanto riguarda la possibile presenza di sostenze chimiche riportata da alcune notizie di stampa, va sottolineato che queste rientrano nell'ambito di pratiche enologiche consetite e abituali'.
La Commissione europea aveva richiesto informazioni alle autorita' italiane sulla presunta sofisticazione con sostanze chimiche del vino messo in commercio da una ventina di aziende, secondo quanto pubblicato sull'ultimo numero de 'L'Espresso' in edicola oggi. Lo ha riferito la portavoce del commissario Ue alla Salute Andreu Vassiliou, Nina Papadoulaki.
I veleni contenuti nel vino
Secondo l'Espresso il vino sotto inchiesta sarebbe stato prodotto con un miscuglio di concimi, sostanze cancerogene, acqua, zucchero, acido
muriatico e solo un quinto di mosto. "Veleni - scrive il settimanale - a effetto lento: all'inizio non fanno male e ingannano i controlli, poi nell'organismo con il tempo si trasformano in killer cancerogeni".
Sul registro degli indagati della Procura di Taranto finiscono Gaetano Guacci, amministratore della 'Vmc'; Giovanni Caramia, rappresentante legale della 'Enoagri Export srl', e Donato Caramia, proprietario di due stabilimenti dati in affitto alle due aziende. Sono accusati di adulterazione di sostanze alimentari. Sequestri in tutta Italia di campioni di partite di vino acquistate dalle due aziende pugliesi.
Il Codacons intende costituirsi parte civile
Il Codacons ha annunciato oggi l'intenzione di costituirsi parte civile per la vicenda del vino adulterato. "Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un gravissimo scandalo alimentare che danneggia i consumatori e mina seriamente la credibilita' del made in Italy", ha affermato il Presidente Codacons, Carlo Rienzi.
Il coordinamento delle cooperative agroalimentari (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Agci Agrital, Ascat Unci) ha chiesto alle istituzioni di fare "immediata chiarezza" e rendere "pubblici i nomi dei criminali che hanno danneggiato l'immagine e il prestigio dei vini italiani". Questi nomi - ha aggiunto il coordinamento - "devono scomparire dal panorama vitivinicolo e subire pesanti condanne penali. Gli eventuali prodotti contraffatti o adulterati devono essere immediatamente ritirati da tutto il mercato".
- L'Espresso -
(AGI) - Roma, 4 apr. - L'Espresso - in una nota - "conferma tutto quanto pubblicato nell'inchiesta Velenitaly. Dopo gli esami svolti sul vino sequestrato negli stabilimenti di Veronella e di Massafra - si legge nella nota - le procure di Verona e Taranto hanno contestato il reato di adulterazione di sostanze alimentari (art 440) che punisce 'chiunque corrompe o adultera sostanze destinate all'alimentazione rendendole pericolose alla salute pubblica'. Non si tratta quindi - si legge ancora nella nota del settimanale - di una truffa innocua con acqua e zucchero ma di una situazione che mette a rischio la salute dei consumatori, come hanno verificato gli stessi inquirenti contestando il reato piu' grave. Non solo. La presenza di acido cloridrico, acido solforico e di altre sostanze gravemente pericolose per la salute nel vino oggetto dei sequestri - si legge poi nella nota - era citata sia nel comunicato stampa del Corpo forestale dello Stato sia nel primo provvedimento della procura di Verona. Finora pero' i vini prodotti dagli impianti incriminati sono rimasti in commercio.
Ed e' sorprendente notare - conclude la nota - come nonostante gli esami abbiano accertato da settimane la pericolosita' di questi prodotti, soltanto ieri la procura di Taranto abbia disposto il sequestro dei campioni di vino in quindici aziende di tutta Italia che si erano rifornite presso gli impianti sequestrati. Quanto vino fuorilegge e' stato venduto finora g razie al silenzio delle autorita' di controllo?" .(AGI)
- La Repubblica -
(AGI) - Roma, 5 apr. - 'L'Europa incalza Roma: diteci che c'e' nel vostro vino' titola in prima pagina La Stampa, sottolinenando che 'lo scandalo sul vino al veleno non si placa e ieri la Commissione europea ha bacchettato l'Italia che si e' difesa cosi': 'non ci sono rischi sanitari di nessun tipo'. I ministri Turco e De Castro hanno rassicurato Bruxelles chiarendo che i prodotti trovati in alcune aziende vinicole non erano stati utilizzati per sofisticare il vino, ma per usi di agricoltura, mentre le irregolarita' riscontrate riguardavano soltanto l'aggiunta di acqua e zucchero di barbabietola'. Sulla vicenda focalizza l'attenzione anche il Sole 24 Ore che scrive: 'Vino, nessun rischio sanitario. Al vinitaly di Verona i produttori sono preoccupati: enorme il danno d'immagine' e intanto l'Italia si affretta a 'rispondere alle richieste di chiarimento dell'Ue: e' solo un caso di adulterazione con acqua e zucchero'. 'Vino adulterato, la Ue in campo' titola Repubblica, sottolineando che 'L'Espresso, in una nota, ha confermato tutto cio' che e' stato pubblicato nell'inchiesta Velenitaly'.