articolo di De Carolis
Come giornalista De Carolis molte volte non mi ha convinto, ma questo pezzo mi sembra molto buono.
Una pessima figura
Gli uomini abituati a comandare non scendono facilmente a patti
Non era convinto e probabilmente non ne aveva granché voglia. Massimo Zanetti lascia il Bologna dopo neanche un mese di presidenza, schiacciato non dalle polemiche, piuttosto dalla decisione di voler comandare senza avere il peso reale — non si parla della disponibilità del portafoglio, già acclarata — per farlo. Una volta accettato di sedere nel parlamento rossoblù doveva assicurarsi la fiducia della maggioranza, ma questo passo non l’ha mai compiuto né ha cercato di farlo. La leadership in una società sportiva si ottiene in due modi: comprando la quota di maggioranza o assicurandosi il sostegno dei soci. Zanetti aveva deciso di comandare, anche con i soldi degli altri, e ciò può risultare ovviamente indigesto.
I «piccoli» in tanti diventano forti e allora bisogna mediare, per forza di cose. Così non è stato, pagina chiusa e si riparte. Il governo rossoblù non crolla per colpa della sciagurata nomina di Luca Baraldi ad amministratore delegato, quello è il pretesto. Le motivazioni hanno radici più profonde. Uomini abituati a comandare, quindi a gestire da soli la propria azienda, non scendono a patti. Zanetti lo ha fatto capire con chiarezza. Non ha accettato la discussione su Baraldi (bastava silurare lui e tutto si sarebbe risolto), ha difeso a oltranza una scelta sballata, ha messo in difficoltà i suoi soci imponendo una figura sgradita, ma provocando frizioni inutili. La squadra volava per le trasferte e i soci non erano ammessi sull’aereo, i giocatori s’allenavano e i soci non potevano entrare a Casteldebole, i soci chiedevano un incontro e veniva negato: insomma ripichette da cortile.
Zanetti in realtà ha preso la palla al balzo, perché probabilmente non è mai stato convinto, sicuramente se voleva guidare il club poteva acquistare la maggioranza delle quote. Non l’ha fatto e dunque lui come tutti gli altri era soggetto a regole. Resta la pessima figura di Mister Segafredo agli occhi della città. Si è insediato dicendo che il suo era un atto d’amore: con ogni evidenza più un fuoco di paglia. L’addio non è un dramma. In tanti sono all’interno del club, Consorte poi è già al lavoro per rinforzare la compagine. Certo rimpiazzare Zanetti non è facile, neppure però impossibile. Il clima era diventato irrespirabile e continuare a lacerarsi quotidianamente non giovava a nessuno. Il Bologna ha una storia centenaria, un presente tribolato, un futuro da scrivere. Un mese fa era fallito, oggi non siamo a quel punto. La garanzia è Consorte, anche perché ci ha messo la faccia, un po’ di soldi suoi, e fin qui ha trovato le risorse di altri. È un’altra sfida per lui, ma pure un segnale per chi vuole entrare: comanda chi mette tanti soldi, altrimenti si sta uniti insieme.
Guido De Carolis
22 gennaio 2011