Tratto dal sito ufficiale del Bologna calcio
Addio a Enzo Biagi
Si è spento questa mattina a Milano all’età di 87 anni il popolare giornalista Enzo Biagi. Nato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere il 9 agosto 1920, Biagi non ha mai nascosto il suo affetto per i colori rossoblù. Il Bologna FC 1909, unendosi al dolore della famiglia insieme a tutti i suoi lettori e telespettatori, lo vuole ricordare con le parole che proprio Biagi dedicò alla sua passione calcistica in occasione del novantesimo anniversario della fondazione della società:
“Il Bologna è una passione che risale all’infanzia. A scuola, con cinque lire, si comperava la tessera d’accesso alle gradinate del Littoriale. Quando non avevo i soldi mi cercavo un “padre” provvisorio per varcare i cancelli, dato che l’ingresso dei bambini accompagnati era gratuito. Per avere un qualche riferimento, parlo degli anni di Muzzioli, detto Teresina; poi andavo alla Cassa di Risparmio per vedere, da lontano, il portiere Gianni che era impiegato in banca; ricordo il loden verde del dottor Felsner, il “trainer”, come si diceva allora, alto e severo. Per me, il rossoblù è davvero una bandiera: sono emigrato da alcuni decenni: “Dove è il lavoro, ivi è la mia patria”, diceva il bonario gangster, “il professore” di “Giungla d’asfalto”, ma ogni volta che la mia squadra batteva l’Inter o il Milan, lo confesso, il fatto mi appariva come una piccola rivincita sulla vita. (…) Ho avuto occasione di conoscere parecchi personaggi, ma confesso la mia predilezione per i calciatori. Sono come i toreri. Guardavo in contemplazione Pilmark o Jensen che andavano a fare le spese al mercato di piazza San Martino, portando umilmente borse piene di verdura. Ho visto non so quante volte un filmato sui goal che Cappello fece agli inglesi. Un giorno il mio amico Renato Zambonelli mi ha offerto alcune azioni e un posto nel consiglio della società: fu un grande momento. Il sabato sera ero ammesso nella hall dello Chalet delle Rose, e ancora rimpiango le chiacchierate con Bulgarelli, uno che non ha soltanto i piedi, ma anche la testa. Era come una scommessa che si ripeteva ogni settimana, un gioco appassionante, per uno che non conosce neppure le carte, e visto dal di dentro. (…) Il prestigio non è solo l’Università, le strade, le case ben tenute, le cure per i bambini e le premure per i nonni, ma si affida anche a quegli undici uomini che ogni domenica scendono in campo. Il nostro passato è pieno di disfide: ecco quelle che preferiamo”.
(tratto da Bologna, 90 anni di storia, a cura di Gianni Marchesini, Edimedia Edizioni).
Ciao Enzo, dal tuo Bologna
Complimenti ad una società finalmente presente e sensibile in certe situazioni.