PAKISTAN: BENAZIR BHUTTO UCCISA IN ATTENTATO

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Wadi
00giovedì 27 dicembre 2007 16:53

LONDRA - Benazir Bhutto, leader dell'opposizione pachistana, è morta. L'ex premier era rimasta coinvolta in un grave attentato a Rawalpindi e quindi trasferita ricoverata in ospedale per un intervento di emergenza. Il bilancio dell'attacco e' di almeno 35 morti, e tra loro potrebbero esserci
anche altri tre leader del Partito del Popolo Pakistano (Ppp), Zumarad Khan, Shert Rehman e Rehman Malik.

Secondo la ricostruzione della televisione di stato pachistana, sarebbe stato un cecchino a spararle alla nuca. La polizia parla invece di due attentatori che, su una moto, si sono avvicinati all'auto della Bhutto ed hanno sparato almeno cinque colpi con un fucile mitragliatore Ak75 (kalashnikov), colpendo la leader dell'opposizione alla nuca. I due si sono poi fatti esplodere poco lontano e i soccorsi hanno tardato a raggiungere l'auto della Bhutto perché temevano un'altra esplosione

Bhutto, che aveva 54 anni, è morta all'ospedale di Rawalpindi dopo essere stata operata. La sua morte è stata confermata anche da un esponente del suo partito, Rehman Malik. "E' stata martirizzata", ha detto. Sospettato dell'attentato e' il leader taleban Bailtullah Masood.


IL MARITO: L'ATTENTATO E' OPERA DEL GOVERNO

NEW DELHI - "E' opera del governo": questa la prima dichiarazione alla televisione indiana CNN-IBN del marito di Benazir Bhutto, Asif Ali Zardari, poco prima di partire da Dubai, dove una parte della famiglia vive in esilio, alla volta del Pakistan.

SCONTRI E MANIFESTAZIONI IN PAKISTAN

NEW DELHI - Alla notizia della morte di Benazir Bhutto si sono registrati scontri e manifestazioni di protesta in tutto il Pakistan. A Peshawar (Nord ovest) la polizia è dovuta intervenire per sedare le rivolte. Diversi negozi sono stati chiusi, altri sono stati saccheggiati e auto date alle fiamme in ogni parte del Paese. A scendere in piazza soprattutto i seguaci del Partito del Popolo Pakistano (Ppp) che aveva la Bhutto come leader, i quali si stanno rendendo responsabili di devastazioni.



Benazir Bhutto: una vita in prima linea
ROMA - Amata in occidente, beniamina degli americani, Benazir Bhutto, simbolo della democrazia, della modernità, della rivendicazione femminile, è morta in un attentato poco più di due mesi dopo il ritorno in patria, dopo otto anni di esilio volontario, segnata da una lunga battaglia contro accuse di una presunta corruzione e dal dubbio di compromessi poco onorevoli con il regime. I Bhutto, come i Nehru-Ghandi in India, come i Kennedy negli Stati Uniti, sono una delle grandi dinastie politiche del mondo.

Il padre Zulfiqar Ali Bhutto fu il primo civile eletto a dirigere un governo del Pakistan. Proprietari terrieri, ricchissimi in un Paese dove ancora oggi il 73 per cento dei 160 milioni di cittadini vive con meno di due dollari al giorno, i Bhutto hanno una storia tragica, di molte morti precoci. Zulfiqar fu impiccato nel 1979, due anni dopo essere stato imprigionato in un colpo di Stato del suo generale Zia ul Haq. Benazir aveva 26 anni, era anche lei in prigione e vi rimase per cinque anni, per lo più in isolamento. Lo vide, con la madre, per mezz'ora, il giorno prima l'esecuzione non annunciata, senza neanche poterlo abbracciare, racconta nella sua autobiografia 'La figlia dell'Est'. Il fratello, Murtaza, che sarebbe dovuto diventare leader del Partito popolare pachistano fondato dal padre, fuggì in Afghanistan dopo la morte di Zulfiqar. Dall'estero guidò una resistenza contro il regime militare e nel 1993 venne eletto deputato in esilio. Tre anni dopo, al ritorno in patria, fu ucciso in circostanze ancora misteriose a Karachi.

L'altro fratello, Shahnawaz, venne trovato morto nel suo appartamento in Francia, a Cannes, nel 1985. La vedova di Murtaza, Ghinwa, guida una fazione del Ppp e si oppone al rientro della cognata definendola "un emissario del presidente Bush in Pakistan". Erede politica di Zulfiqar, nel 1988, a 35 anni, bellissima, la Bhutto divenne la prima donna del mondo musulmano a dirigere un governo, eletta nelle consultazioni dopo la morte del generale Zia. Nel 1990 fu destituita, travolta da accuse di corruzione, più o meno fondate, che posero fine anche al suo secondo mandato, dal 1993 al 1996.

In ambedue le occasioni, il ruolo del marito Asif Zardari è molto controverso. Mister 10%, lo chiamano in Pakistan, in riferimento alle presunte appropriazioni indebite di milioni di dollari dalle casse dello Stato. Dopo dieci anni, nessuna delle 18 incriminazioni contro Zardari hanno trovato conferma in tribunale, ma egli ha passato almeno otto anni in carcere. E' stato rilasciato nel 2004 con la condizionale. Il presidente Pervez Musharraf ha firmato il 5 ottobre una controversa amnistia che cancella i reati della Bhutto e del marito, aprendo la strada a un accordo di spartizione del potere. Nel 1999, dopo essere stata incriminata - ma registrazioni proverebbero che i giudici erano sotto la pressione dell'allora governo di Nawaz Sharif - la Bhutto ha lasciato il Paese ed è vissuta a Dubai, con i tre figli. Il 18 ottobre di quest'anno, Benazir Bhutto rientra a Karachi. Migliaia di sostenitori scendono per le strade per festeggiare il rientro. Intorno a mezzanotte, al passaggio del corteo, un kamikaze si fa esplodere tra le ali di folla. La Bhutto rimane illesa, ma nell'attacco almeno 139 restano uccise ed oltre 400 ferite. E' il peggior attentato della storia del Pakistan.

La Bhutto accusa "elementi" dei servizi segreti pachistani e conferma di voler mantenere il proprio programma e guidare il Partito popolare pachistano (Ppp) nelle elezioni legislative previste a gennaio. Stati Uniti e Gran Bretagna vedevano in lei un leader liberale che avrebbe potuto dare legittimità alla guerra contro il terrorismo del generale Musharraf.
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SHARIF PROMETTE CONTINUARE 'GUERRA' DEI PACHISTANI

ISLAMABAD - Il leader dell'opposizione pachistana Nawaz Sharif ha promesso ai pachistani di "portare avanti la loro guerra", dopo l'assassinio, della leader dell'opposizione Benazir Bhutto.

USA, DIP.STATO CONDANNA ASSASSINIO - Gli Stati Uniti condannano l' assassinio dell'ex primo ministro pachistano Benazir Bhutto, sottolineando che si tratta di un gesto che mina la riconciliazione nel paese: lo ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato. Il presidente George W.Bush è stato informato dell'accaduto nel ranch texano di Crawford, dove trascorre le festività.

FOREIGN OFFICE CONDANNA 'ATTACCO INSENSATO'

LONDRA - Il capo del Foreign Office britannico David Miliband si è detto "profondamente scioccato" dall'uccisione di Benazir Bhutto, vittima oggi di un "attacco insensato". "Conosceva - ha detto il ministro degli esteri britannico - i rischi connessi al suo ritorno per la campagna elettorale ma era convinta che il suo paese avesse bisogno di lei". Miliband ha auspicato che il Pakistan dia adesso prova di "moderazione e unità". "Colpendo Benazir Buttho - ha sottolineato - gli estremisti hanno colpito tutti quanti sono impegnati nel processo democratico. Non possono e non devono spuntarla".

VATICANO; NOTIZIA TERRIBILE, PARTECIPIAMO DOLORE

CITTA' DEL VATICANO - "Una notizia tragica, terribile... partecipiamo al dolore della popolazione pakistana": così padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha commentato l'uccisione di Benazir Bhutto, ex premier del Pakistan e leader dell'opposizione. "L'attuale attentato di oggi mostra quanto sia estremamente difficile pacificare una Nazione così travagliata dalla violenza", ha spiegato all'Ansa il portavoce della Santa Sede. "Così si allontana la pace", ha aggiunto ancora, riferendo che lil Vaticano "partecipa al dolore del popolo pakistano". Come avviene in casi di notizie così gravi, ha detto ancora il religioso il Papa è stato "immediatamente informato".

D'ALEMA, DETERMINAZIONE ITALIA ISOLARE TERRORE

ROMA - "Desidero ribadire la determinazione dell'Italia a combattere ed isolare ogni forma di terrorismo, nonché a sostenere, in ogni maniera possibile, le ragioni del dialogo e del cammino di riconciliazione nazionale in Pakistan". Lo ha affermato il vice premier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema commentando l'assassinio a Rawalpindi di Benazir Bhutto.

PRODI: DOLORE E SDEGNO, HA LOTTATO CON ARMA DIALOGO

ROMA - "Esprimo il dolore mio e di tutto il governo per la tragica scomparsa di Benazir Bhutto, una donna che ha voluto combattere fino in fondo la sua battaglia con una sola arma, quella del dialogo e del confronto politico". Così il presidente del Consiglio Romano Prodi, che aggiunge: "Condanno con sdegno la cieca furia del terrore che ha portato ancora sangue e dolore in Pakistan, una terra già troppe volte martoriata dal fanatismo". "Il difficile cammino verso la pace e la democrazia di quella regione non deve interrompersi - sottolinea Prodi - e il sacrificio dell'ex premier Bhutto dovrà essere l'esempio più forte per chi non si arrende al terrorismo".
WB.77
00giovedì 27 dicembre 2007 17:24
Benazir Bhutto, 54 anni, era la figlia primogenita del deposto primo ministro Zulfikar Ali Bhutto e di Begum Nusrat Bhutto (di origini curdo-iraniane). Il nonno paterno fu Sir Shah Nawaz Bhutto, un Sindhi e figura chiave del movimento indipendentista pakistano. Ha frequentato le scuole in Pakistan e nel 1973 si è laureata in scienze politiche presso l'università statunitense di Harvard.


Successivamente ha perfezionato gli studi a Oxford dove ha conseguito un'altra laurea in politica, filosofia ed economia. Non ancora ventenne, aiutava il padre nel suo lavoro in qualità di assistente. Dopo l'università è tornata in Pakistan e, mentre suo padre veniva assassinato per volere del generale Muhammad Zia-ul-Haq, lei veniva confinata agli arresti domiciliari.

Nel 1984 le venne permesso di ritornare nel Regno Unito, dove divenne leader in esilio del Partito del Popolo Pakistano (PPP) già presieduto dal padre, ma non riuscì ad avere una sufficiente influenza politica sulla vita politica pakistana fino alla morte di Zia-ul-Haq.

Quando il 16 novembre 1988 si tennero le elezioni ed il PPP ottenne il più ampio numero di seggi per un singolo partito, la Bhutto fu nominata primo ministro il 2 dicembre. E così all'età di trentacinque anni Benazir divenne la persona più giovane ma anche la prima donna a capo del governo di un Paese musulmano in tempi moderni.

Venne destituita nel 1990 dall'allora presidente della Repubblica con accuse di corruzione verso il governo. Nello stesso anno il suo partito perse le elezioni. Per tre anni fu a capo dell'opposizione contro il governo di Nawaz Sharif, finché nel 1993 non si tenne una nuova consultazione che vide la vittoria del PPP: Benazir Bhutto tornò quindi a essere primo ministro.

Il suo secondo mandato fu nuovamente minato dalle accuse di corruzione, che la portarono a un'altra destituzione nel 1996. A causa di quest'ultima uscita di scena la Bhutto non potè più ripresentarsi perché una legge stabilisce un massimo di due mandati.

Trascorse così otto anni in esilio volontario tra Dubai e Londra. Il suo ritorno in patria per prepararsi alle elezioni nazionali del 2008, il 18 ottobre 2007, fu funestato da un gravissimo attentato con 138 vittime e almeno 600 feriti. Gran parte delle vittime presenti tra la folla erano membri del suo partito, il PPP. Il giorno seguente l'ex premier ha accusato il governo del presidente Pervez Musharraf di non aver preso provvedimenti preventivi affinché la strage, della quale era stato dato l'allarme da parte dei servizi segreti prima delle esplosioni, fosse scongiurata.

In mancanza, tra l'altro, di rivendicazioni degli attacchi suicidi, Benazir Bhutto si era detta certa che questi fossero stati opera di un gruppo di matrice talebana e sicuramente anche di un gruppo di seguaci dell'ex dittatore Muhammad Zia-ul-Haq, autore del golpe contro il governo del padre Zulfikar Ali Bhutto.

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Aggiungo che una mia carissima amica lavora in Pakistan per un'organizzazione umanitaria e vive presso un ex ministro del primo governo Bhutto, recentemente incarcerato e poi confinato agli arresti domiciliari, come molti altri esponenti dell'opposizione. L'ho rivista per pochi giorni durante queste vacanze di Natale (è ripartita ieri, dovrebbe atterrare a momenti in Pakistan, non saprà nemmeno questa notizia) e, detto da lei che da parecchio vive là, quel paese era una polveriera pronta ad esplodere già prima di questo tragico evento. Figuriamoci ora.


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