Oscar Pistorius, niente pechino 2008

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Wadi
00martedì 15 gennaio 2008 09:29

La IAAF ha negato il permesso di poter partecipare alle prossime olimpiadi all'atleta sudafricano Pirtorius.
Secondo ancuni studi, fatti dal professor Gert Peter Bruggeman, direttore dell'Istituto di biomeccanica dell'università di Colonia, con le protesi in carbonio il Pistorius sarebbe addirittura avvantaggiato rispetto agli atleti normodotati.
Secondo gli studi del "biomeccanico crucco" percorrebbe la distanza risparmiando il 30% delle energie fisiche, rispetto agli avversari






(Adnkronos Salute) - Oscar Pistorius non potrà partecipare alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. La 'sentenza' della Federatletica internazionale (Iaaf), che ha escluso l'atleta sudafricano biamputato alle gambe, è basata su valutazioni non corrette, secondo Daniele Bonacini, ingegnere e amministratore unico di 'Roadrunnerfoot', società specializzata nella progettazione e realizzazione di piedi in carbonio in Italia e nel Terzo mondo. ''Gert Peter Bruggeman, direttore dell'Istituto di biomeccanica dell'università di Colonia incaricato dalla Iaaf di redigere una relazione tecnica sulle prestazioni di Pistorius, che utilizza protesi al carbonio per correre a livello agonistico e che aveva richiesto di partecipare alle Olimpiadi di Pechino con i normodotati - spiega Bonacini - è certamente un esperto di biomeccanica, ma senza una esperienza documentata nell'analisi di soggetti amputati o di protesi ortopediche".

Secondo Bonacini, che è anche un ex atleta paralimpico amputato dal ginocchio in giù, "la stampa sta parlando moltissimo del caso, spesso a sproposito o dando voce a pseudoesperti del settore che non conoscono nulla di materiali compositi, di protesi ortopediche e di biomeccanica. Da ultimo la Federatletica internazionale (Iaaf), chiamata a dirimere la questione della partecipazione dell'atleta sudafricano a Pechino 2008, si è avvalsa della consulenza di Gert Peter Bruggeman per redigere una relazione tecnica sui vantaggi e gli svantaggi che Pistorius ha nei confronti di atleti normali. Non capisco perché non sia stato affidato lo studio a esperti che hanno compiuto studi, pubblicati nel corso degli ultimi 10 anni sulle più autorevoli riviste scientifiche mondiali".

"Secondo Bruggeman - sottolinea Bonacini - l'uso delle protesi in fibra di carbonio garantisce a Pistorius un vantaggio meccanico per quanto riguarda l'energia restituita dalla lamina, dalla parte terminale delle protesi, paragonato a quanto avviene per l'articolazione della caviglia umana nella situazione di velocità massima propria dello sprint. Ma le sue osservazioni contraddicono tutti gli altri studi compiuti negli ultimi 10 anni della comunità scientifica internazionale. Infatti durante la corsa i normodotati immagazzinano energia tramite il tendine d'Achille e l'arcata plantare del piede e i piedi meccanici per le protesi funzionano con lo stesso principio: ossia l'energia viene immagazzinata e restituita durante la fase di avanzamento. Ma un piede protesico per correre raggiunge circa l'80% dell'efficienza dell'apparato muscolo-tendineo dell’arto inferiore umano".

"Le protesi - evidenzia - non comportano dunque un vantaggio generale per Pistorius. Semplicemente ha nel tratto finale dei 400 metri una velocità di corsa costante rispetto agli atleti normali; nell'ultimo tratto, infatti, i normodotati cercano solamente di arrivare limitando i danni, pieni di acido lattico, che Oscar produce in quantità inferiore avendo gli arti amputati di 10 centimetri e un polpaccio non sviluppato muscolarmente come gli atleti normali. Oscar, in sintesi, corre veloce quando gli altri rallentano", recuperando lo svantaggio accumulato nei tratti precedenti della gara. La Iaaf ha dato dunque un responso negativo, ma la questione non si chiuderà qui, dato che lo sportivo ha assicurato di voler ricorrere "ai massimi livelli".


Secondo me: ci sono si dei regolamenti, che come al solito si scontrano con il buon senso.
Non auguro a nessuno di poter vivere come Oscar, amputato delle gambe, dal ginocchio in giù fin dall'età di 1 anno.
Augurerei ad un ragazzo di 21 anni di poter gareggiare, come una persona normale, anche se normale non lo sarà mai, sfidando atleti normodotati e spesso normodopati.
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