No ma ci dovremmo vergognare noi...

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|=Valentino=|
00domenica 26 dicembre 2010 00:26
www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cr...giocatori.shtml

Bologna, 24 dicembre 2010 - IERI pomeriggio sembravano pronti a fare fuoco e fiamme. "Baraldi? E’ una provocazione". "Se torna davvero lui, ce ne andiamo noi. A qualunque costo, pure a quello di non ritirare la messa in mora". Del Bologna che tanto bene ha fatto in queste settimane di vuoto e di sconcerto, pareva che non dovesse rimanere traccia. "Che cos’ha detto il nuovo presidente? Che noi in fondo siamo dipendenti? E’ vero, ma un po’ anomali. E fortunati. A noi può arrivare anche una telefonata di chi è disposto a offrirti un posto migliore e perfino a pagarti di più".

Tutti i giocatori che c’erano l’anno scorso e che continuano a giocare quest’anno non ne volevano sapere. "Di cedere il 5% dello stipendio non ci pensiamo neanche". Imnpressione diffusa: che quella richiesta, in realtà, fosse il primo atto del famoso piano Baraldi. Per loro il concetto è leggermente differente: "Questa volta, vacci piano, Baraldi". Altrimenti qui scoppia il finimondo. Sulle prime, neppure dal fronte allenatore erano arrivate buone notizie. Non si sa nè il perché nè il percome, ma neppure il tecnico del Bologna vanta ottimi trascorsi con Baraldi. Non dev’essere roba diretta, perché insieme i due non hanno mai lavorato. Ma può essere che i trascorsi parmigiani di Malesani lo abbiano messo in rotta di collisione con Baraldi. Anche se il nuovo ad ha speso parole di ammirazione per lui: "Sta facendo un ottimo lavoro, valorizzando i giovani del Bologna a tenendolo a debita distanza dalla zona retrocessione, dove siamo stati per due stagioni di seguito. Un professionista che merita la nostra ammirazione".

Ma questo nè Malesani nè i giocatori, che si stanno godendo un meritato riposo, lo hanno sentito. Però, poco dopo la conferenza stampa, gli è stato detto. Poi è scattato il lavoro della diplomazia. Forse è stato lo stesso Zanetti e chiamare i giocatori più rappresentativi per presentarsi e per smussare i primi spigoli. Baraldi si è detto disposto a un incontro: "E se ho sbagliato, anche se non so bene che cosa, sono pronto a chiedere scusa".
Così, mattone dopo mattone, il muro che separava la nuova dirigenza dalla squadra ha finito per dimezzarsi. Non è ancora caduto, ma non è neppure invalicabile come lo era quello di Berlino. Il rischio è che sulle torri ci sia ancora qualche cecchino pronto a sparare. Si capirà più avanti. In tarda serata, almeno, le asce di guerra erano ancora sotterrate.

La perplessità no, quella rimaneva evidente. Come il principe dei dubbi: Zanetti, perché fra i tanti proprio lui, se lo chiedevano ancora i giocatori e l’allenatore preoccupato di trovare, alla ripresa dei lavori, una squadra su di morale e non pronta a tendere l’orecchio verso il mercato. Malesani assiste imparziale, pensando che forse la famosa «montagna da scalare» che tanta fortuna portò a Bearzot prima (la stampa cattiva) e a Lippi poi (l’ombra di Calciopoli) potrebbe essere di stimolo anche al suo piccolo Bologna.
Se la società paga i tre mesi arretrati, quelli dello scandalo, la messa in mora la ritirano tutti. O quasi. Molto più dura sarà per Consorte e i membri di «Bologna 2010» convincere la truppa che è arrivato il momento di mettersi una mano sul cuore e una sul portafogli.

di STEFANO BIONDI
Merendeiro
00domenica 26 dicembre 2010 01:31
Re:
|=Valentino=|, 26/12/2010 0.26:

http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cr...giocatori.shtml

Bologna, 24 dicembre 2010 - IERI pomeriggio sembravano pronti a fare fuoco e fiamme. "Baraldi? E’ una provocazione". "Se torna davvero lui, ce ne andiamo noi. A qualunque costo, pure a quello di non ritirare la messa in mora". Del Bologna che tanto bene ha fatto in queste settimane di vuoto e di sconcerto, pareva che non dovesse rimanere traccia. "Che cos’ha detto il nuovo presidente? Che noi in fondo siamo dipendenti? E’ vero, ma un po’ anomali. E fortunati. A noi può arrivare anche una telefonata di chi è disposto a offrirti un posto migliore e perfino a pagarti di più".

Tutti i giocatori che c’erano l’anno scorso e che continuano a giocare quest’anno non ne volevano sapere. "Di cedere il 5% dello stipendio non ci pensiamo neanche". Imnpressione diffusa: che quella richiesta, in realtà, fosse il primo atto del famoso piano Baraldi. Per loro il concetto è leggermente differente: "Questa volta, vacci piano, Baraldi". Altrimenti qui scoppia il finimondo. Sulle prime, neppure dal fronte allenatore erano arrivate buone notizie. Non si sa nè il perché nè il percome, ma neppure il tecnico del Bologna vanta ottimi trascorsi con Baraldi. Non dev’essere roba diretta, perché insieme i due non hanno mai lavorato. Ma può essere che i trascorsi parmigiani di Malesani lo abbiano messo in rotta di collisione con Baraldi. Anche se il nuovo ad ha speso parole di ammirazione per lui: "Sta facendo un ottimo lavoro, valorizzando i giovani del Bologna a tenendolo a debita distanza dalla zona retrocessione, dove siamo stati per due stagioni di seguito. Un professionista che merita la nostra ammirazione".

Ma questo nè Malesani nè i giocatori, che si stanno godendo un meritato riposo, lo hanno sentito. Però, poco dopo la conferenza stampa, gli è stato detto. Poi è scattato il lavoro della diplomazia. Forse è stato lo stesso Zanetti e chiamare i giocatori più rappresentativi per presentarsi e per smussare i primi spigoli. Baraldi si è detto disposto a un incontro: "E se ho sbagliato, anche se non so bene che cosa, sono pronto a chiedere scusa".
Così, mattone dopo mattone, il muro che separava la nuova dirigenza dalla squadra ha finito per dimezzarsi. Non è ancora caduto, ma non è neppure invalicabile come lo era quello di Berlino. Il rischio è che sulle torri ci sia ancora qualche cecchino pronto a sparare. Si capirà più avanti. In tarda serata, almeno, le asce di guerra erano ancora sotterrate.

La perplessità no, quella rimaneva evidente. Come il principe dei dubbi: Zanetti, perché fra i tanti proprio lui, se lo chiedevano ancora i giocatori e l’allenatore preoccupato di trovare, alla ripresa dei lavori, una squadra su di morale e non pronta a tendere l’orecchio verso il mercato. Malesani assiste imparziale, pensando che forse la famosa «montagna da scalare» che tanta fortuna portò a Bearzot prima (la stampa cattiva) e a Lippi poi (l’ombra di Calciopoli) potrebbe essere di stimolo anche al suo piccolo Bologna.
Se la società paga i tre mesi arretrati, quelli dello scandalo, la messa in mora la ritirano tutti. O quasi. Molto più dura sarà per Consorte e i membri di «Bologna 2010» convincere la truppa che è arrivato il momento di mettersi una mano sul cuore e una sul portafogli.

di STEFANO BIONDI


mà basta. dai fanno la confernce dove sbandierano il fatturato,poi ai giocatori dopo che in un anno avranno preso si e no 5 mesi di stipendio gli chiedono la riduzione..
Vàbbè fattura un milione e 400mila dollari......


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