Moretti & Visco

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Mitici1964
00sabato 10 marzo 2012 17:13
Un doppio vaffanculo fotonico.
Ferrovie
Moretti: i pendolari paghino il doppio

ROMA - Gli abbonamenti ferroviari dei pendolari devono aumentare. Anzi dovrebbero almeno raddoppiare. Lo ha detto l' amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti intervenendo ieri a SkyTg24 Economia. «Sì, credo di sì», devono aumentare «come gli altri Paesi. Almeno come la Spagna dove costano il doppio», ha detto Moretti, sottolineando che «50 euro al mese vuol dire nemmeno un caffè per ogni giorno», mentre negli altri Paesi europei costano molto di più. L' amministratore delegato delle Ferrovie ha comunque sottolineato che sui treni pendolari, «pur rimanendo tantissimi problemi, la qualità è migliorata in tutti i settori». In particolare Moretti si è soffermato sul rispetto degli orari. «Negli ultimi 5 anni - ha spiegato - i treni pendolari hanno migliorato la loro puntualità di otto punti. I punti critici sono solo nelle grandi città, particolarmente a Milano poi a Roma e Napoli».

P.S.

"Io prendo 690 mila euro l’anno, più 190 mila se raggiungo gli obiettivi". Tiene a chiarirlo, nel corso della trasmissione ‘Nove in punto, la versione di Oscar’ di Radio24, l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti che entra nel dettaglio del proprio stipendio per confutare quanto scritto da Claudio Gatti nel proprio libro ‘Fuori Orario': "sul mio stipendio Gatti dice una falsità perché afferma che ci sono, in aggiunta, 200 mila più 150 mila in quanto consigliere" del cda.

V A F F A N C U L O
Mitici1964
00sabato 10 marzo 2012 17:14
Visco come Draghi: dovete lavorare di più e più a lungo

Pure la Banca d’Italia è convinta che si possa tirare ulteriormente la corda nel tentativo di rendere il lavoro sempre più precario e più flessibile e nel fare dipendere le buste paga sempre più dagli straordinari e dai premi di produzione. Come ad esempio sta facendo la Fiat di Marchionne. Il governatore Ignazio Visco, intervenendo al convegno su: “Le donne e l'economia italiana”, ha ammesso testualmente che “Non si può non richiedere che si lavori di più, in più e più a lungo”. Più chiaro di così…
Visco ha premesso che l'Italia ha molti divari da recuperare e che deve affrontare e rimuovere ostacoli importanti per assicurare una crescita che abbia caratteristiche tipiche di una economia avanzata europea. L’Italia è un Paese “anziano”, nel quale chi lavora è molto avanti negli anni mentre i giovani restano disoccupati. Questo aspetto renderebbe la sfida della crescita economica non soltanto più difficile ma anche decisiva. Se gli italiani vogliono mantenere lo stesso del livello di vita, si dovrà alzare l'intensità del capitale umano e fare crescere la produttività totale dei fattori. Lavorare di più e più a lungo, a suo avviso, non è uno slogan ma un percorso inevitabile da affrontare con determinazione, anche se con la gradualità necessaria. Ma, ha insistito, l'inizio di questa nuova fase non può essere rinviato e oggi, si è compiaciuto, sulla necessità di questa svolta vi è una consapevolezza diffusa. Forse, si potrebbe replicare, sono gli industriali i primi a volerla.
Bisogna quindi operare per rimuovere gli ostacoli presenti nel mercato del lavoro che comportano una così bassa occupazione (Visco l’ha chiamata “partecipazione” ma è lo stesso) anche se questo significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari. Della serie: rendiamo il lavoro più flessibile e più precario per tutti in nome di un’equità che fa comodo soltanto alle aziende. Ne va del nostro futuro, ha avvertito Visco, riferendosi in buona sostanza a quello delle imprese. I mutamenti profondi della struttura produttiva, a giudizio del governatore, comportano la necessità di un migliore funzionamento del mercato del lavoro, con la capacità di accompagnare il cambiamento e di non ostacolarlo. Il mondo sta cambiando, ha continuato, come dimostrano i mutamenti continui nelle tecnologie, nelle produzioni, nell'apertura dei mercati, nell'organizzazione delle imprese.
Infine, ricordandosi dove stava parlando e perché, Visco ha sostenuto che l'obiettivo di conseguire una piena uguaglianza di “genere” (tra uomini e donne, tra anziani e giovani) va oltre la semplice sfera economica. Oltretutto, ha ricordato, in molte aree i divari sono evidenti, su altre operano invece effetti indiretti che vanno studiati e rimossi. Da tali divari deriva una occupazione troppo bassa specie nel Sud tra i giovani, tra le donne. Si deve investire sul futuro e sulla formazione. Oggi, oltre due milioni di giovani in Italia non studiano e non lavorano e non partecipano a un'attività formativa. E di questi 1,2 milioni sono donne. E le donne, ha concluso, sono la maggioranza sia tra coloro che ricercano attivamente una occupazione, sia tra quanti sono disponibili a lavorare, ma non la cercano attivamente perché sono rassegnati a non trovarla.
Durissima la replica di Felice Belisario, presidente dei senatori dell'Italia dei Valori. Per l’esponente dipietrista, Visco deve aver scoperto la pozione magica dell'immortalità per dire che bisogna lavorare di più e più a lungo di quanto si faccia oggi. Già la riforma del ministro Fornero è stata devastante e tanti cittadini sono rimasti da un momento all'altro senza lavoro, senza ammortizzatori e senza la possibilità di andare in pensione. Invece, ha sottolineato il senatore IdV, il problema del nostro Paese è sempre quello di come creare lavoro. Ma non si è ancora visto nulla di concreto. Si fanno al contrario lunghe discussioni sull'articolo 18, mentre il governo non riesce neanche a trovare risorse per finanziare gli ammortizzatori sociali. Monti a sua volta, è l’accusa di Belisario, finge di volere il dialogo con i sindacati e le imprese su una riforma che è già stata decisa a tavolino dalla Bce, dall’Unione europea e dal governo. Con questo governo tecnico, è stata la sua conclusione, si cade inevitabilmente nel burrone della disoccupazione e della precarietà e nella disperazione dei cittadini.

V A F F A N C U L O
axl2012
00sabato 10 marzo 2012 20:41
Complimenti a questa fantastica classe dirigente del nostro Paese
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