Massima della pena a chi uccise Hina

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|=Valentino=|
00martedì 13 novembre 2007 18:10
Trent'anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e per i due cognati della ragazza pakistana. Due anni e 8 mesi allo zio. Questa la sentenza pronunciata per l’uccisione della giovane sgozzata in famiglia lo scorso anno. Alla lettura della sentenza la madre di Hina ha dato in escandescenze in aula, gridando «me lo ammazzano»





BRESCIA – Il Tribunale di Brescia ha condannato il padre e i due cognati di Hina Saleem, la ragazza pachistana uccisa a Sarezzo, a una pena di 30 anni di prigione. Il Gup ha così accolto le richieste del Pm Paolo Guidi. Lo zio è stato condannato a 2 anni e 8 mesi. È stato anche deciso di tenere in isolamento Khalid, uno dei due cognati, perchè in carcere avrebbe aggredito il padre di Hina. La madre della ragazza alla lettura della sentenza ha dato in escandescenze gridando «me lo ammazzano» ed è stata fatta allontanare dall’aula.

L'onorevole Daniela Santanchè era oggi al tribunale di Brescia, in occasione del processo ai familiari di Hina Salem, la ventenne pakistana sgozzata e sepolta nell’orto della casa dei genitori a Sarezzo (Brescia) l’11 giugno 2006. La parlamentare non si era mostrata molto positiva su una sentenza di condanna: «Dopo la scarcerazione di un imputato - aveva detto Santanchè - non mi aspetto granche, questa è una cosa che non dà grandi speranze».
Lo zio materno di Hina, infatti, al quale è contestato soltanto l’occultamento di cadavere e non il concorso in omicidio, è già in libertà. «Mi sembra una cosa assurda che lo zio abbia solo l’occultamento – ha aggiunto Santanchè – mi sembra già un errore. Questo doveva essere un processo simbolo. Il padre ha ucciso Hina perché disonorava la famiglia. Già il fatto che la mamma non parli italiano è segno di un califfato dentro la famiglia. Chi uccide le donne dovrebbe andare in carcere, e poi buttare la chiave».
Poi Santanchè ha annunciato che parteciperà alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne il 24 novembre a Roma, ha aggiunto: «La violenza è identica, sia che si tratti di italiane che di straniere. Però non conosco un’italiana uccisa per un crocefisso. Le donne italiane sono uccise per altri motivi».
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