La Celeste in campo al Barbera

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(Massoud)
00sabato 16 ottobre 2010 12:28


Miguel Angel Britos, Diego Perez, Henry Gimenez e Gaston Ramirez: poker ‘Celeste’, al Barbera, per provare a far saltare il banco. Per il momento è solo un’ipotesi, ma a ventiquatt’ore dalla sfida col Palermo trattasi di ipotesi molto fondata. Quando ieri alle 11 Alberto Malesani ha tolto il velo, nella prova degli schemi sul campo, all’undici che domani se la vedrà con i rosanero di Delio Rossi, l’interrogativo è diventato legittimo: ma è il Bologna o una succursale dell’Uruguay? Britos nel cuore della difesa, Perez in mezzo al campo a far coppia con Mudingayi, Gimenez e Ramirez punte esterne del tridente che ha per vertice Di Vaio: e così sono quattro. Erano quattro anche due settimane fa, nel secondo tempo della sfida con la Sampdoria. Ma se non cambieranno le idee di Malesani da qui al calcio d’inizio della gara col Palermo, domani sarebbe la prima volta che i quattro uruguaiani rossoblu indossano insieme una maglia da titolare. Succede perché Britos è abile e arruolato, nonostante un fastidio alla caviglia che lo tormenta dall’altro ieri. Perché Perez avrà anche una partita e mezzo della sua nazionale nelle gambe, ma nel cuore del campo Malesani non può prescindere dalla sua presenza. Perché Gimenez ala sinistra è stato un punto fermo degli allenamenti di tutta la settimana. E perché un Ramirez (rientrato dalla Nazionale pure lui) che Malesani ieri ha visto abbastanza pimpante potrebbe spingere il tecnico a rompere gli indugi regalando al diciannovenne di Fray Bentos la sua prima maglia da titolare. Da questo punto di vista l’Alberto da Verona ha una filosofia precisa: “Se uno lo vedo pronto, lo faccio giocare”. Sembra la scoperta dell’acqua calda, e invece nel calcio rappresenta quasi un’eccezione: specie se la materia del contendere è l’essere pronto di un calciatore arrivato di fresco da un altro continente. La cosiddetta ‘europeizzazione’ di Henry Gimenez, secondo il termine coniato dal tecnico di allora Giuseppe Papadopulo, duro mesi, tanto che il talento di Gimenez esplose solo il 17 gennaio scorso al Franchi, nel giorno della vittoria per 2-1 in casa della Fiorentina firmata anche da un suo gol, quando Colomba gli diede una maglia da titolare. Che Ramirez giochi o no domani dall’inizio, con Malesani la storia non è destinata a ripetersi. Lui il Ramirez sbarcato in città da poco più di un mese lo vede già in palla. Il voglino di schierarlo titolare gli era venuto anche prima della gara con la Samp, ma poi l’idea era stata riposta nel cassetto. Stavolta chissà come andrà a finire. Di sicuro, comunque vada, questo è un Bologna che, ottant’anni dopo la prima volta, torna a parlare la lingua di Rio de la Plata. Fu infatti in quegli anni Trenta in cui i rossoblu erano lo squadrone che faceva incetta di vittorie in Italia e in Europa che nacque l’asse Bologna-Montevideo. Tutto ebbe inizio il 10 agosto 1929, data della storica amichevole tra la Celeste (così da sempre come viene ribattezzata la nazionale uruguayana) e i rossoblu allora freschi campioni d’Italia. Il Bologna vinse per 1-0, ma soprattutto mise per la prima volta gli occhi sui fuoriclasse di quella nazione calcistica. Il primo oriundo (oggi diremmo con passaporto comunitario) a varcare l’oceano per vestire il rossoblu fu, nel 1930, Francisco Fedullo. A seguire fu la volta di Raffaele Sansone, Francisco Occhiuzzi e Michele Andreolo. Nel 1937-38 gli uruguaiani in rosa erano addirittura cinque (Fedullo, Sansone, Andreolo, Albanese e Liguera) anche se più di quattro in campo contemporaneamente non hanno mai giocato. In tutto è successo nove volte, compreso il secondo tempo di Bologna-Samp. Domani col Palermo il Bologna può scrivere un altro pezzo di storia. Ma in ogni caso il suo futuro è già Celeste.
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