sembra il segnale del patron... meno male
Virtus, è già tempo di ultimatum
09/10/2007 09:14
Lungo faccia a faccia tra il patron e Pillastrini. Prova d'appello per gli americani
- Corriere di Bologna -
Se dalle macerie lasciate dalla disfatta contro Biella potrà nascere una squadra è presto per dirlo, ma di certo oggi la Virtus ha, fra i mille problemi, anche quello d'andare ad Avellino e Cantù per raggranellare punti e scacciare, in campo, i fantasmi sorti assieme alle incomprensioni e alle insofferenze. Non è stata una notte semplice, quella di domenica: alla seconda giornata Pilla già a rapporto da Sabatini nello stanzino del palasport, gli americani corrucciati, gli italiani, leader emotivi che lo si voglia o meno, visibilmente amareggiati. E lo screzio fra il tecnico e Crosariol, caso chiuso subito, ma emblematico per chi conosce l'uno e l'altro. Poi il lento fandango ballato dai fatali e scontati sms dei tifosi delusi, già vedovi di Zare. Per il suo bene, la Virtus deve ora guardare in faccia all'evidente assenza d'un barlume di squadra, di gruppo e di sistema, anche difensivo, e reagire. Dietro alla sconfitta c'è di più e, potenzialmente, di peggio, se addirittura Sabatini arriva a dire, dopo il conciliabolo avuto col suo tecnico — sempre più ministro senza portafoglio — che «siamo stati orrendi davanti al nostro pubblico, giocando una partita che non valeva il prezzo del biglietto, fortunatamente le prossime sono due trasferte». Messaggio ai bulli americani, che hanno fatto clan, pur mantenendo certe distanze: Holland è evaporato con l'ingresso della spigolosa personalità di Anderson, Spencer è avulso, Conroy sbanda, si fa piallare ed è scosso.
Sabatini, che mal digerisce le figuracce interne, è ormai un libro aperto e quando si ferma lungamente a parlare, col volto apparentemente sereno ma con uno sguardo che è tutto un programma, sgombra il campo: i conti non stanno tornando e se la soluzione non si trova, le prossime curve del campionato possono indurre a delle virate, finché c'è il tempo per imboccare la giusta strada. «Gli americani devono capire che non è wrestling, qua è boxe» è il calzante paragone estratto dal cilindro padronale. Tradotto: per ora niente provvedimenti ma nessuno, califfi compresi, è intoccabile.
«Squadra difficile», badano a dire tecnico e patron. Gli equilibri interni sono sottilissimi, sempre sull'orlo di spezzarsi. Pilla lavora, predica calma perché «solo fra due mesi si potrà fare un'analisi», ma le partite dicono che gli americani, ai quali la Virtus s'è totalmente affidata, fanno e disfano, comprendono ancora poco, faticano a restare dentro le regole. E nemmeno s'immaginano cosa significhi inabissarsi sotto di trenta, in casa, a Bologna, nel debutto. Biella ha messo a nudo gli equivoci e le debolezze d'una Virtus «potenzialmente » forte ma oggi di carta velina, in cui toni e nervosismi sono già alti. Interrogato sullo spazio pervicacemente concesso ai mori, play in primis, Pilla ha risposto: «Magari Conroy avrebbe potuto giocare meno e Di Bella di più ma ho bisogno di testare il play, di cui devo fidarmi. Se la scelta è negativa, saremo tutti coglioni».
Insomma, le opzioni tecniche sono decise. Conroy, come gli altri, aveva bisogno di provare sulla pelle l'esperienza. Ne faccia tesoro perché una terza chance non ci sarà, il bonus è esaurito. La sconfitta è la pagliuzza e l'irritante -26 è soltanto l'apice manifesto, ciò che è esposto al pubblico ludibrio d'un momento complicatissimo, fotografato perfettamente dal severo «abbiamo fatto lercio» di Sabatini. Che ha subito messo un fermino, non volendo restare passivo, sperando serva. La settimana diventa così un bivio anche per il club, storicamente mai legato ad un blocco statunitense e non avvezzo a doverne gestire i flussi di pensiero (vedasi primavera 2004, primo anno di Legadue). Le due anime abbisognano un'immediata cucitura e una guida ferma. O si cambia registro, anche nel quotidiano, obbligando tutti a «vivere la Virtus », oppure i «sessanta punti di scarto» profetizzati da Sabatini arriveranno sotto forma d'un'altra, intollerabile, mattanza morale. E Pilla, tipo notoriamente positivo nell'approccio, sa che l'incubo, oggi, arriva dalla sensazione di vedere lontanissima la fine del tunnel.
Daniele Labanti