Il mistero dei tiri liberi

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Oberlord
00giovedì 5 marzo 2009 12:13
ROMA - Si chiama "libero" ma in realtà è il tiro prigioniero della paura, il più difficile e meno allenabile tiro del basket: "Quanti ne conosco di coach che neppure ci provano a insegnarlo ai loro ragazzi", ammette Blake Ahearn, che sul tema è un'autorità assoluta con il suo 94,6% di tiri liberi realizzati negli anni del college. Dice lo studio del prof. Larry Wright (nome che si sposa bene al basket...), statistico della Columbia University: mentre si alzano le medie dei tiri da 2 e da 3 (introdotti nel 1986), con incrementi anche del 12/15%, dal '59 quella dei tiri liberi in Nba oscilla tra il 70% e il 77%.

Mai andata oltre: "In 50 anni non ci sono state variazioni: incredibile", ammette Wright al New York Times. Tiri da fermo, sospensioni, schiacciate, canottiere, le facce della gente in tribuna, il popcorn. Tutto è cambiato nel basket. Tranne la media dei tiri liberi. Mistero? Forse no. Ray Stefani, analista della California University chiarisce: "Il miglioramento in ogni disciplina sportiva è legato a quattro fattori: la fisiologia (la corporatura degli atleti, un eventuale doping), la tecnologia e le innovazioni tecniche (dal salto alla Fosbury ai vogatori per i canottieri), l'allenamento (le tattiche, il dosaggio delle forze) e i materiali (il carbonio delle racchette da tennis e delle aste della Isinbaeva, il neoprene dei costumi del nuoto).

Tali elementi agevolano i record in vasca, nell'atletica e persino nel tiro al piattello: "Ma non possono aiutare un cestista ad alzare la sua media nei tiri liberi". Bisognerebbe insegnargli a vivere la propria solitudine davanti al canestro. Nemmeno il rigore suona così estremo perché fra il rigorista e il gol c'è comunque un portiere. Forse solo il golfista alla 18ª buca può provare un'analoga sensazione di "abbandono". Lui e il "putt" decisivo. Lui e un colpo, un colpo solo come quello che Robert De Niro tiene in canna per il cervo.
Chi insegna a gestire l'emotività? A pensare senza pensare troppo, quando non ci sono più ostacoli né aiuti? "Io credo che gli allenatori abbiano dei pregiudizi - precisa Alberto Cei, allenatore "mentale" di nove ori olimpici - l'abilità nel gesto di precisione si può allenare, ma occorre simulare una condizione di stress simile a quella agonistica: stanchezza, tifo contro".

Pressione psicologica, fatica, dolori, paura: "In pochi secondi ti puoi impietrire: per questo è importante abituarsi al gesto ripetendolo come un mantra", prosegue Cei. Eppure il tiro libero resta fermo al '59. Shaq O'Neal sfidò un videogame (Nba 2k7) e perse di brutto. Michael Jordan e Kobe Bryant vanno fieri del loro record: 14 tiri liberi su 16 realizzati in un quarto di partita (10'). Ma il vero mostro di freddezza è Ted Saint Martin: il 28 aprile del '96, a Jacksonville, segnò l'ultimo dei suoi 5221 tiri liberi consecutivi. Quando sbagliò fu portato in trionfo.
Wadi
00giovedì 5 marzo 2009 12:40

Il piccolo Earl fece 14su14 ad Udine...
Qualche anno fa, mi sembra Franco Casalini, parlava di un allenamento mentale, fatto su 10 giocatori.
5 avrebbero dovuto effettuare il movimento del "libeo" adocchi aperti e gli altri 5 ad occhi chiusi.
Subito dopo, col pallone in mano, le medie di quelli ad "occhi chiusi" erano migliori rispetto a quelle degli alri.
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