GUS dice basta!

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Wadi
00venerdì 22 gennaio 2010 11:58
Binelli a 45 anni si ritira: «Una vita per la Virtus»

www.basketnet.it/

Ha vestito le maglie di Cento, Trapani, Montegranaro, Progresso, Anzola e Salus

Bologna - ALLA FINE, a 45 anni, ha detto basta pure lui. Augusto Binelli, per tutti Gus, si arrende all’età. Aveva iniziato la stagione con la Salus, nel campionato di C dilettanti.

Una scelta presa l’ultimo giorno utile per i tesseramenti. Non ha terminato il campionato, Augusto, che comincia a guardarsi avanti. Forse allenatore, forse educatore. Sicuramente nel mondo dei canestri, dove ha speso gli ultimi trent’anni. E pure una rivelazione: per anni lo abbiamo chiamato Gus convinti fosse l’abbreviazione di Augusto. «Ma in realtà me la porto dietro dall’esperienza alla High School — dice Binelli — non riuscivano a pronunciare il mio nome, mi chiamavano Gustavo. Che divenne Goose, l’anatroccolo».

Binelli, che succede?

«Mi sono fermato. Pausa di riflessione. Ma non credo che alla mia età si possa riprendere una volta smesso. In futuro giocherò solo con gli amici».

Lei è abituato a guardare avanti,ma se per un attimo si volta indietro cosa vede?

«Una lunga carriera».

Nemmeno un rimpianto?

«Forse sì, la Nba».

L’avevano scelta gli Hawks.

«Già, nel 1986. Ma all’epoca c’erano regole differenti. Fossi andato nella Nba sarei dovuto rientrare, una volta terminata l’esperienza negli States, con lo status di professionista, come un americano. Non me la sono sentita. Nel 1987 feci il camp con loro. Giocai tornei a Charlotte e Miami. A vederci c’era Dominique Wilkins, che poi avrei ritrovato in Fortitudo, come avversario, e il piccoletto, Spudd Webb».

La maglia azzurra.

«Rapporto mai decollato. Peccato. Ma il rammarico è non aver mai giocato un’Olimpiadi».

A proposito di Hawks: su wikipedia c’è scritto che Atlanta detiene ancora i suoi diritti. Che fa, ogni volta che esce di casa chiama gli States?

«Non credo (ride, ndr). L’ha aggiornato mia figlia il ritratto. I diritti sono scaduti dopo cinque anni da quella scelta».

Veniamo alla Virtus.

«La mia vita».

La leggenda narra di una gomitata a Villalta. E di un commento feroce di Van Breda Kollf.

«Non è vero».

Niente gomitata?

«No, il commento. Fu di Rolle».

Ce la racconti.

«Ero tornato da poco negli States, Renato in allenamento menava. Una volta non ci ho visto più e ho lasciato partire il gomito. Solo che gli ho fatto molto male. E Rolle disse: Bravo, avresti dovuto farlo molto tempo prima».

Diventaste nemici?

«Macché, a sera eravamo a cena. Renato era il capitano. Faceva pesare la sua esperienza e aiutava i più giovani a crescere. Come credo di aver fatto io tempo dopo».

Domanda impertinente ma ricorrente a BasketCity: se Binelli fosse stato più cattivo...

«Che vuol dire? Se cattivo significa schiacciare sempre o tirare un cazzotto non lo sono mai stato. Ma in campo mi facevo rispettare. E se qualcuno menava rispondevo con la stessa moneta».

Altro quesito: dopo otto minuti di gioco lei che alza il braccio e si accusa del solito terzo fallo.

«Diciamo che non ero simpatico a qualche fischietto».

La rissa in un derby con Williams: chi cominciò?

«Io spinsi, lui mi insultò. Io persi il controllo e anche lui».

Paura?

«No, anche se all’epoca avevamo le docce in comune al PalaDozza. Sotto un getto di acqua calda ci chiarimmo».

Il ricordo più bello?

«Facile, Barcellona, la Coppa dei Campioni, nell’aprile 1998».

Trofeo alzato al cielo da capitano.

«Emozione straordinaria».

Nelle foto dell’epoca è biondo, perché?

«Scommessa con un amico, Il Cocco. Se vinco mi faccio biondo, dissi. Mantenni la parola. Poi il secondo scudetto personale, quello del ’93. Lo sento più mio».

I giocatori con i quali ha legato di più?

«Premesso che non ho mai avuto problemi con nessuno dico Frosini, Van Breda Kollf, Kyle Macy, Bill Wennington».

Quella volta da ala piccola, ricorda?

«Come no. Derby di Eurolega con la Fortitudo, marzo 1998. Mezza squadra fuori tra infortuni e squalifiche. E io che faccio gli assist. Mi servirà».

Perché?

«Mi sono ripromesso, ora, di giocare solo con gli amici. I movimenti da pivot li insegnerò dopo aver fatto il corso allenatori. Ora voglio divertirmi e fare il playmaker».

Porelli, Bucci, Messina, Villalta, Brunamonti: a quale personaggio è più legato?

«Non posso fare classifiche. A tutti, perché mi hanno dato tanto. Ho vinto anche tanto. Spero solo di aver restituito qualcosa».





Grande persona, mi sa che sia il virtussino più volte campione d'Italia.
APPLAUSI!
CARRIERA STRAORDINARIA!
francesca.38
00venerdì 22 gennaio 2010 12:24
e una bella persona
@vigor
00venerdì 22 gennaio 2010 18:56
fantastico. nella storia delle V ancorato ai trofei

comunque mi sa che il vero motivo per cui ha smesso adesso, e non a fine stagione, è che la salus/anzola, come è sempre più di moda anche nella presunta basketcity, non molla più conquibus
ma questo non c'entra nulla con la valutazione della sua carriera
|=Valentino=|
00venerdì 22 gennaio 2010 18:58
Grande Gus...

peccato e' stato bellissimo vederlo giocare e vincere.

Grande Campione, Grande Persona..


uno da prendere per esempio per i giovani
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