Marco Scapoli, ad di Biochimica
Scapoli, da che cosa dissente?
«Dalla gestione di Massimo Zanetti e dal silenzio che circonda le sue scelte, per altro non condivisibili».
Lei parla anche a nome di altri soci?
«Di altri tre sicuramente. Ma da qui al 24, giorno del cda, credo che siano destinati ad aumentare».
Cosa c’è che non va esattamente all’interno di Bologna 2010?
«C’è che i soci rappresentano la maggioranza assoluta, ma che a comandare è uno solo. Cosa questa che disattende in toto il concetto di condivisione e di pluralismo che stava alla base di questa operazione».
Oltre all’assunzione di Baraldi, cos’altro Zanetti ha imposto alla sua «squadra»?
«Ci è stato negato un incontro chiarificatore. Non conosciamo la situazione patrimoniale del Bologna. Non possiamo salire sull’aereo della squadra, che noi paghiamo al 60% e a me, personalmente il dottor Trombetti, dipendente di Segafredo e non di BFC, ha detto che ho agito da padrone perché mi sono permesso di andare a vedere un allenamento a Casteldebole».
Scapoli, lei che cosa ha obiettato?
«Che effettivamente, io sono uno dei proprietari del Bologna e che non so se il dottor Trombetti ha un contratto con il BFC che gli permetta di regolare gli accessi in sede».
Lei, è facile capirlo, si sente tradito.
«Il punto è che questo modo di fare tradisce lo spirito del salvataggio. Ma quale condivisione, fatemi il piacere. Ci dicano in modo chiaro e tondo che servono i nostri soldi e che dobbiamo versare e tacere».
Lei continuerà a versarne per il risanamento del Bologna?
«A questi patti è difficile che succeda. Ha detto Zanetti di non essere ricco-scemo. Ha ragione. Lo scemo sono io che dovrei mettere i soldi perché lui faccia tutto quello che gli pare. Se questo è il suo modo di gestire il club, è giusto che ci chieda di rilevare le nostre quote».
Ma per statuto non può farlo.
«Lo statuto è ancora una bozza. Esistono accordi parasociali che obbligano i soci a rimanere in carica almeno per un anno ed è stabilito che laddove non arriveranno le associazioni, valutate complessivamente 3.5 milioni, dovremmo provvedere noi. Ma se un posto nel cda conta zero, questa operazione, temo, finirà per saltare per aria o per cambiare di segno».
A voi è stato spiegato che l’azionista di maggioranza relativa avrebbe comandato a piacimento, con gli uomini da lui ritenuti idonei?
«No. Ci era stato detto da Consorte che avremmo vissuto all’insegna della condivisione. Ho chiesto il cellulare del presidente e mi è stato detto che darmelo avrebbe violato la sua privacy».
Scapoli, un aspetto fondamentale è questo: che succede al Bologna 2010 e al Bologna FC se ad andare a casa è Zanetti?
«Così come abbiamo risposto ‘presente’ noi, suppongo che altre persone disposte a entrare ci possano essere. Poi capisco bene che Zanetti sia una garanzia in assoluto, ma è stato lui, davanti a tutti i soci, a dire che più di 4 milioni non li avrebbe messi. Se dietro le quinte sono stati fatti altri discorsi, non mi è dato di sapere».
Il prossimo 24 gennaio sarà un giorno cruciale per la vita del Bologna.
«La società, che ora è una srl, dovrebbe diventare spa. Ma se questo è il clima, se questo è il sistema, credo che qualcuno si dirà pronto a uscire. E il rischio è che Bologna 2010 salti per aria, se tutti gli scontenti o gli scettici decideranno di uscire allo scoperto».
Qual è il ruolo di Consorte rispetto a questa anomalìa?
«Dice che va tutto bene e che non c’è bisogno di nessun confronto. Lo fa perchè se ce ne fosse uno adesso, sarebbe infuocato. Io non sono uno che butta via i soldi. Mi hanno chiesto di contribuire a salvare il Bologna e l’ho fatto volentieri, ma a me come al pubblico è stata raccontata un’altra storia».
Presto Consorte si dimetterà da presidente di Bologna 2010.
«Intanto deve sapere che la pluralità da lui annunciata non esiste proprio».
Allora Scapoli, esattamente, che storia è questa?
«E’ la storia di un signore che con il 40% dà l’impressione di voler agire da padrone. Ma i signori che rappresentano il 60% e che vorrebbero conoscere conti, programmi e futuro del Bologna, non sanno che cosa succede dei loro soldi. E, bene che vada, imparano le cose leggendo i giornali. Di certo così non si andrà avanti».
Fonte: Resto del Carlino