Fonte: Corriere dello Sport-Stadio
In nottata l’ennesima speranza: contatto fra Porcedda e Consorte, passo avanti di Intermedia, sembra quello decisivo. Per qualcuno addirittura, dopo il ritiro di Sabatini, siamo alla stretta finale. Le novità nelle prossime ore. Ma raccontiamo un’altra giornata ricca di colpi di scena. Giovanni Consorte ieri ha avuto una serie di telefonate con i membri del suo comitato. E quindi con Lamberto Romani (Serenissima Cir), Albano Guaraldi (Futura Costruzioni) Giorgio Giatti (Gruppo Termal) e Marco Pavignani (Plastica Marconi). Ci sono 13 milioni di euro. Sono stati raccolti. E messi sul piatto. Sono pronti per l’aumento di capitale. Soprattutto, c’è ancora Massimo Zanetti. Si temeva che mister Segafredo, snervato, abbandonasse il gruppo. Non lo ha fatto. Non ancora. Domani ci sarà una riunione, l’ennesima, nella sede di Intermedia. Verranno studiate le ultime strategie, prima del cda che dirà la parola definitiva sul Bologna, quello fissato per giovedì 23, come da promessa (anvedi) di Sergio Porcedda. Il presidente del Bologna ieri ha saputo della testa di porco apparsa a Casteldebole dai tifosi rossoblu. Della bara, già sapeva fin dalla notte. La notizia non ha fatto che aumentare il suo disagio. Sta cercando soldi. Soluzioni alternative. Però tiene vivo anche il contatto con la cordata bolognese. E’ una scheggia impazzita, questo è il problema. Ieri si raccontava di un ennesimo contatto con Maurizio Mia, ex presidente del Pisa, per capirci: il signore che prima di lui faceva apparire il cane Gunther. Ieri Claudio Sabatini, patron della Virtus, è volato a Cagliari. Ha incontrato Porcedda e ha esaminato carte, documenti e bilanci. In serata è tornato. Decisa la sua valutazione: “Ho visto tutto quello che dovevo vedere, mollo tutto. Al Bologna non penso più”. Preferiscono fare da soli, convinti dall’assicurazione che Giovanni Consorte ha dato venerdì pomeriggio quando ormai era ufficiale la notizia del cda zoppo, e disertato da Porcedda. Questa: “In due giorni la situazione si risolverà”. Appunto. Si risolverà? Qui c’è un presidente che ha l’80% delle quote. Ma le ha acquistate con fidejussioni personali su beni immobili. E quindi: se il Bologna fallisce salta il banco anche a casa Porcedda. Non conviene neppure a lui. Il piano di Consorte è quello di mantenere valido l’accordo verbale raggiunto con Porcedda tre giorni fa. Nel bilancio del Bologna mancano circa 12 milioni. Cinque dovrebbe-potrebbe (chi lo sa) metterli Porcedda. Il resto se lo dividerà la cordata. Che però ha subito un colpo non da poco, anche sul piano dell’immagine. E’ stato quando si è scoperto che Consorte ha chiesto a Di Vaio di fare da tramite per chiedere ai compagni il taglio del 5% dell’ingaggio. La squadra ci ha pensato. Ma le mancate garanzie e – soprattutto – i fatti di venerdì hanno convinto i rossoblu che non ne valeva la pena, non a questi patti. Consorte continua ad aspettare da Porcedda le carte promesse relative ai palazzi (l’hotel a Carloforte e il palazzo in centro a Cagliari) da mettere a garanzie. In serata le parti sembrano essersi riavvicinate. E la speranza di vedere un nuovo Bologna a ore non è affatto sfumata.