C'era una volta...

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Gengis-Kat
00mercoledì 28 novembre 2007 15:55

...un post sulle notizie curiose che si trovano sui giornali...lo ri-inauguro con questa che ho trovato sul sito di Repubblica...

Ciampino, due ore di ritardo per un peluche
Il volo resta fermo a causa di un enorme coccodrillo giocattolo
La padrona, furiosa, non voleva rinunciare a portarlo con sè
A risolvere tutto interviene una suora


ROMA - E' passato indenne dal check-in come bagaglio a mano. La padrona è riuscita così a portare il suo coccodrillo di peluche sul volo Ryanair da Roma Ciampino a Orio al Serio. Provocando un ritardo di ben due ore a tutti i viaggiatori.

Il coccodrillo era stato sistemato su tre sedili e l'assistente di volo, durante il consueto giro di controllo per verificare che tutti avessero allacciato di cinture, ha subito notato il passeggero speciale: "Signora, non possiamo decollare se non lascia a terra il coccodrillo". Subito dopo, l'interfono ha annunciato: "Signori, non si può decollare per colpa del coccodrillo". Ma la passeggera non voleva rinunciare al pupazzo e gli altri viaggiatori si sono subito schierati in due fazioni: chi stava dalla parte del coccodrillo e chi invece avrebbe preferito volare rapidamente verso Milano.

Il volo, bisogna dirlo, era già nato male. Prima l'imbarco era stato spostato per un ritardo tecnico. Poi si era verificato un bisticcio con un passeggero che aveva piazzato una valigia davanti all'uscita di sicurezza e non voleva spostarla. Infine, l'enorme coccodrillo.

La padrona del pupazzone ha difeso la creatura con tutte le sue forze, usando toni pesanti e strattonando la hostess. Tanto che è dovuta intervenire la polizia di frontiera. Come se non bastasse un passeggero si è messo a riprendere il parapiglia con il telefonino e gli agenti lo hanno identificato. A calmare tutti è intervenuta un'autorità superiore, una suora, che si è alzata, ha parlato con l'equipaggio e gli agenti e alla fine anche con la padrona del coccodrillo. La signora alla fine si è alzata, si è caricata in spalla l'animale ed è scesa. E l'aereo ha potuto finalmente decollare.


...certo che ce ne sono dei matti in giro!!!!! [SM=g1405981] [SM=x1411893] [SM=g1406063] [SM=g1406003]



[SM=x1424943]
asteix
00mercoledì 28 novembre 2007 16:13
A Vicenza niente coccodrilli!
Sai mai che non facessero ci decollare il charter........ [SM=g1405958]
Wadi
00sabato 1 dicembre 2007 11:35
Montoni e asini, le prime armi biologiche della storia

Usate dagli Ittiti per indebolire i nemici

Secondo uno studio, la pratica delle armi batteriologiche sarebbe addirittura vecchia di 3.300 anni. Montoni e asini sarebero stati utilizzati dagli Ittiti come vettori di malattie, così da sconfiggere più facilmente i nemici. Il batterio scelto come prima arma di distruzione di massa è stato il Francisella Tularensis, responsabile della tularemia, o febbre dei conigli, un'infezione ancora oggi presente che se non curata porta alla morte nel 15% dei casi. Il batterio viene inoltre tutt'ora considerato uno dei preferiti dai bio terroristi.

Studiando documenti antichi, il microbiologo canadese Siro Trevisanato ha trovato che la prima comparsa della tularemia in Medio Oriente risale al quattordicesimo secolo avanti Cristo nella città fenicia di Symra, ai confini fra Libano e Siria. Storicamente, questa città fu saccheggiata dagli Ittiti nel 1325 a.C., che portarono con loro anche montoni e asini infetti. Contemporaneamente al periodo di massima diffusione della malattia, la popolazione di Arzawa nell'Anatolia occidentale, iniziò a preparare un piano per sottomettere gli Ittiti.

"È proprio in questo periodo, però, fra il 1320 e il 1318 a.C., che per le strade intorno ad Arzawa incominciarono ad apparire misteriosamente dei montoni - spiega l'esperto - gli abitanti della città li catturarono e li mangiarono. Proprio in quegli anni la tularemia ha iniziato a fare vittime nella città, tanto che alla fine la popolazione era così debole che la conquista degli Ittiti è fallita". La teoria del microbiologo è confermata, oltre che dai documenti, dal modo in cui l'infezione si propaga: l'infezione spontanea del batterio si manifesta in 150 mammiferi diversi, dai topi ai conigli alle pecore, e l'agente patogeno può essere trasmesso all'uomo facilmente dagli insetti come le zecche e le zanzare. "Ci sono documenti in cui gli abitanti di Arzawa iniziano a chiedersi se c'è un collegamento fra i montoni e l'epidemia - conferma Trevisanato - secondo me c'è, e a qualcuno degli Ittiti deve essere venuta l'idea di utilizzare gli animali".

A supporto della teoria, ci sarebbero alcune tavolette, databili tra il 13esimo e il 14esimo secolo a.C, che descrivono come una capra e una donna portatori della malattia siano stati incaricati di diffondere il contagio. "Lo stato che li troverà dovrà trasportare questa terribile pestilenza".




Allora sull'aereo per Vicenza, niente coccodrilli, montoni ed asini.
Spero che 2 orsi come Valle e me, non creino problemi...
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