Arrivano i mostri: Di Pillo prova la Honda RC211V e la Ducati Desmosedici!

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GRA1973
00venerdì 12 ottobre 2007 17:22
Provare una moto da GP è come fare una sveltina con una bellissima donna prima che arrivi il suo fidanzato. Pochi minuti di libidine pura senza la possibilità di prendere confidenza nè preliminari o corteggiamenti! Un flash che spesso lascia storditi e incapaci di decifrare tutte le sensazioni che intasano i recettori del povero cervello abituato a moto sportive ma sempre normali.

Un altro mondo

Infatti prima di salire su una moto da GP bisogna effettuare un rapido ma efficace lavaggio cerebrale per spazzare via anni di guida motociclistica e mettere al posto di gesti fatti milioni di volte altre manovre mai fatte ma necessarie. Innanzitutto il cambio è esattamente alla rovescia di quello stradale, con la prima in alro, e come se non bastasse è elettroattuato. Ovvero si sale di marcia a gas spalancato perché sulla pedivella c’è un sensore che toglie corrente ad ogni sfioramento, risucchiando le marce ad una velocità incredibile.

Ma anche il freno è assolutamente al di fuori di ogni precedente esperienza perché il famigerato carbonio ha una procedura del tutto anomala e particolare. Quando è freddo non accenna a rallentare nemmeno pregando in turco! Se invece è alla temperatura di esercizio bisogna azionarlo con una o al massimo due dita perché la decelerazione è talmente violenta ed efficace da cappottare in avanti anche un ippopotamo! Il freno motore che aiuta e condiziona ogni staccata di ogni moto sportiva, in una motoGP non esiste, ma al suo posto esiste un meccanismo contrario che in frenata tiene il motore ad almeno 2 o 3 mila giri in modo da trascinare dentro le curve invece di rallentarti.

Insomma una moto molto speciale che richiede una guida altrettanto speciale e difficilmente in pochi giri si riesce a familiarizzare in modo umano con questi mostri. Parliamo di veri mostri perché la decisione di portare a 1000 a 4 tempi la classe 500 ha creato degli oggetti da 240 cavalli e velocità di 330 Kmh! Veramente lontani da ogni tipo di veicolo a due ruote. Le vecchie NSR 500 a due tempi erano delle splendide creature da gara, leggerissime, molto potenti e ottimamente frenate ma anche un normale motociclista poteva godere della coppia e delle violente accelerazioni senza prendere spaventi o imbarcate.

Inoltre il fattore acustico non è da sottovalutare. Un motociclista ha sempre identificato il rombo di tuono di un 4 tempi con una affidabile moto sportiva stradale o al massimo con una moto sportiva derivata dalla serie come una SBK. mentre il nervoso sibilo del due tempi identificava una moto da gara pura e velocissima da trattare con i guanti. Ora il rassicurante rombo di un 4 tempi portato a livelli di dolore identifica dei mostri da MotoGP. Una serie di cambiamenti che necessitano un reset cerebrale prima di salire su queste moto.
La Desmosedici e la 999F03
Arrivato a Valencia il Sorrisino del meccanico che mi accende la Desmosedici mi fa capire che le prestazioni della rossa di borgo panigale non si addicono nè alla mia eta’ nè alla mia capacità di condurre una moto. Infatti appena si parte dai box si avverte una tendenza a salire di giri decisamente innaturale e violenta.

Quindi primi passi al trotto e marce alte fino al lungo rettilineo dove si deve assolutamente aprire tutto per vedere di che cosa è capace questa moto, che è l’unica ad aver vinto una gara nel marasma di RC211V. La sensazione è assolutamente spaventosa, perché oltre ad un rumore che penetra anche i tappi delle orecchie e delle vibrazioni che sembra di stare seduti su una lavatrice durante la centrifuga, la Desmosedici accelera con una violenza mai provata prima, esattamente come un video game o una palla di cannone.

E io non me la sono sentita di spalancare tutto il gas dopo la terza marcia. Ma anche nelle strette curve di Valencia mi sono limitato a solleticare la manopola destra perché ad ogni piccolo colpo la moto tende a scaraventarvi dentro la prossima curva ad una rapidità impensabile. Insomma, paura bella e buona che non avevo mai provato in venti anni di test da gara. E non mi vergogno di confessarlo perché sono sicuro che non è dipesa da una mia incapacità alla guida ma da reali prestazioni spaziali di una meravigliosa moto da gara, che solo richiede un certo affiatamento per un motociclista umano.

Infatti la prova della 999 di Ruben è stata una vera passeggiata in confronto, gustosa e bellissima come su una moto normale, molto potente e veloce. Addirittura al primo giro mi sono permesso di fare il rettilineo in monoruota tanta era la confidenza che permette una Superbike.

La 999 è una stupenda moto sportiva molto leggera, estremamente potente e meravigliosamente frenata. La Desmosedici è un mostro venuto dallo spazio per pochi piloti in grado di portarla al limite.


Ecco la RC211V!
Il giorno dopo questo megatest di valencia, a Barcellona mi aspettava la regina delle moto del 2002 e del 2003. Ovvero la RC211V numero 46 di Valentino Rossi! Una moto che in due anni ha monopolizzato la neonata classe GP, creando una supremazia quasi fastidiosa per quanto è stata superiore alle altre. Una moto che in mano di Valentino diventa uno strumento magico come lo scalpello di Michelangelo o il pennello di Leonardo, ma in grado di far sembrare super piloti anche dei fermoni come Barros, Tamada o Ukawa.

Chiunque monti sulla RC211, anche se debuttante come Hayden, in poche gare riesce a sembrare un talento naturale! Quindi, rimuginando su queste considerazioni, mi spingo nel lunghissimo rettilineo di Barcellona uscendo dai Box. Inizio titubante il primo giro saggiando l’assetto e l’inserimento oltre alla frenata, ma l’accelerazione la saggio solo sul rettilineo dopo un giro intero.

Spalanco tutto aspettandomi il solito panico da calcio nel sedere ma la bellissima Honda parte via senza problemi se non una grande velocità e una grande accelerazione. Sì, la Honda RC211 è veloce ma senza reazioni violente, progressiva e quasi dolce nella sua erogazione, tanto che nel secondo giro decido di spalancare con decisione e lei, la regina, obbedisce anche ad un “rivettato” come me senza indugi nè scarti violenti. Purtroppo, quando si inizia a prendere la dovuta confidenza e si potrebbe azzardare qualche staccata e qualche apertura a moto piegatissima, arriva la malefica bandiera a scacchi che obbliga ai box.

E il povero tester rimane esattamente come in un coito interrotto! Ovvero con una grandissima libidine ma sul più bello obbligato a rimettersi i pantaloni!



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