solidarietà a Conte..ma quanto mi stava antipatico nella Juve,e ancora lo è!
Conte: "Non ho paura
Lecce è la mia città"
L'allenatore del Bari racconta l'aggressione sulla spiaggia: "Mi accusano di cose incredibili, ma in che mondo viviamo?"
Antonio Conte, 39 anni, è alla seconda stagione al Bari. Lapresse
BARI, 19 agosto 2008 - Gli occhi terrorizzati della moglie, Elisabetta. Le lacrime della figlioletta, Vittoria, appena nove mesi. La paura passa, certe ferite non si rimarginano mai. Il giorno dopo l'aggressione subita a Spiaggiabella, una decina di chilometri da Lecce, Antonio Conte urla la sua rabbia. Ieri l'allenatore del Bari è andato in questura a sporgere denuncia contro ignoti, a ricostruire i fatti di una domenica terribile, in cui ha rischiato di esser preso a bastonate (con il fratello Gianluca) da un gruppetto di teppisti.
Come sta, Conte?
"Fisicamente non c'è alcun problema. Sul piano psicologico, invece, sto male. Sono incavolato. Non è successa una cosa grave, ma gravissima. Davanti a mia moglie, alla mia bambina. A tanti bambini. Non è possibile che certa gente non conosca ostacoli, non si fermi davanti a nulla".
Quando ha capito che le cose si stavano mettendo male?
"Subito. Avevamo appena terminato di giocare una partita di calcio a cinque, il memorial dedicato a Francesco Renna, un mio cugino scomparso qualche anno fa in un incidente stradale. Già, non hanno avuto rispetto nemmeno per un morto".
E allora, cosa è successo?
"Saranno stati in sette, otto. Sono entrati in campo, sono arrivati a due passi da me. Impugnavano bastoni, spranghe. Hanno tentato di colpirmi. Per fortuna non ci sono riusciti. Indossavano magliette con la scritta 'Odio Bari'. Hanno inseguito anche mio fratello, Gianluca. Poi, spaventati dall'arrivo di una volante della polizia e dall'intervento di qualche nostro amico, se ne sono andati, scomparendo in un batter d'occhio".
Che idea si è fatta?
"E' stata un'azione premeditata. Qualcuno li ha avvisati della mia presenza. Sono arrivati a bordo di tre macchine, durante la partita. E alla fine, hanno tirato subito fuori i bastoni".
Lei, leccese doc, minacciato e aggredito nella sua terra.
Se l'aspettava?
"Ho mandato giù tanti bocconi amari. Dalle offese alle scritte sui muri. Ma come potevo immaginare che qualcuno potesse solo pensare di organizzare un agguato? C'è da vergognarsi! E poi, cosa avrei fatto di male?".
Di cosa viene accusato?
"Di aver esultato, anni fa quando giocavo con la Juve, dopo un gol segnato al Lecce. E ancora, ho la colpa di essere l'allenatore della squadra rivale dei giallorossi, il Bari. Ma stiamo scherzando? Dov'è la civiltà? In che mondo stiamo vivendo?"
Forse i responsabili non sono soltanto i suoi aggressori.
"Già, qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza. Spero che abbiano capito cosa è successo. E cosa poteva succedere".
Cambierà il suo rapporto con Lecce?
"Lecce è la mia città, io non ho paura, i vincoli di sangue non si cancellano. Vivono i miei familiari. Spero solo che tutto questo serva da monito e non resti impunito".