5 libri sportivi e non solo...

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(Marco M.)
00mercoledì 22 aprile 2009 18:05
Furio Zara, Bidoni, edizioni Kowalski, settembre 2006


Da Blisset a Gascoigne, da Socrates a Rush e Bergkamp: Furio Zara racconta cento storie di giocatori accompagnati in Italia da fama internazionale, ma rivelatisi poi dei flop per chi li acquistò
Paul Gascoigne, 3 stagioni alla Lazio. L'emblema, per chi ha almeno 30 anni, resta Luther Blisset, il giamaicano che arrivò nel 1983 al Milan dall'Inghilterra preceduto da una fama di giovane furia nera in grado di mietere gol ovunque. In realtà la sua stagione fu una collezione di papere, gol elementari sbagliati e giocate tra il comico e il grottesco, da lui commentate spesso con un serafico sorriso. Blisset è rimasto un'icona, al punto che il suo nome è stato dato a un noto network multimediale di aritisti.
Ora a consacrare l'immagine del brocco come figura cult nel calcio è arrivato un libro di Furio Zara, dall'eloquente titolo Bidoni. Zara ha collezionato ben 100 casi, e ce n'è per tutti i gusti: proviamo a spigolare un po' tra i nomi. Sicuramente, chi può permetterselo anagraficamente ricorda quel dottor Socrates che fu tra i maggiori spauracchi dell'Italia campione del mondo del 1982 prima della gloriosa semifinale vinta per 3-2 sul Brasile. Ma altrettanto certamente i tifosi della Fiorentina non hanno scordato quello che combinò il "dottore" nella stagione successiva, quando la società viola se lo assicurò a peso d'oro: cioè poco e niente. Sempre in ambito viola c'è il nome di Stefan Effenberg, "colonna" della retrocessione del 1993. Nuovamente, però, il centrocampista tedesco è più che mai vivo nella memoria storica del calcio italiano: per dire, il seguitissimo settimanale sportivo dell'emittente radiofonica milanese Popolare network si intitola L'insostenibile leggerezza di Effenberg.
Quanto a bidoni, comunque, non si salva nessuno. Compresa una certa Juventus, che quando a fine anni Ottanta, con ancora negli occhi le magie di Michel Platini, cercava la nuova stella della fantasia credette di averla trovata in Aleksandr Zavarov, che fu in realtà protagonista di due sole, scialbe stagioni. Della stessa epoca è l'ingaggio di Ian Rush, che al Liverpool segnava gol a grappoli: alla Juve totalizzò 7 reti in 39 partite, con una percentuale di realizzazione da difensore-centrocampista.
Ce n'è per tutti, insomma. Anche per l'Inter, protagonista tra gli anni Ottanta e i Novanta di "colpi" come Aaltonen e Bergkamp, ma soprattutto Darko Pancev, il cobra che con Savicevic a ispirarlo segnava grappoli di gol nella Stella Rossa e che giunto a Milano, sponda nerazzurra, combinò solo disastri; e per la Lazio, importatrice di nomi bolliti come Ivan de la Pena o il Paul Gascoigne da 6 gol in tre campionati che però, ancora una volta, ha lasciato un ricordo indelebile. A riprova dello strano fascino del bidone, che è proprio quello che Zara ci racconta.



Il pallone nel burrone
Come i maggiori imprenditori italiani hanno portato il calcio al crac
Il mondo del calcio assomiglia sempre piu al Titanic. Mentre il transatlantico si avvicina sempre più pericolosamente agli scogli, a bordo si continua a far festa: tanto la nave è inaffondabile. Questo è ciò che pensano i dirigenti del calcio che sono anche tra i maggiori imprenditori italiani. Il loro ottimismo si basa sui tanti scogli evitati di recente: il doping, gli orologi d'oro agli arbitri, i passaporti falsi, le fidejussioni taroccate, ma, soprattutto, i buchi di bilancio da far rabbrividire. Le società e i presidenti hanno una grande responsabilità. Hanno cercato e ottenuto un'immensa massa di denaro, piovuta soprattutto dalle televisioni, dalle sponsorizzazioni e dalla pubblicità, ma l'hanno dilapidata arricchendo i calciatori e i procuratori.

Gian Paolo Ormezzano, "I miti dello sport visti dallo spogliatoio", Bonoli editore, 2004.Da Pélé a Cassius Clay, da Valentino Mazzola a Gianni Rivera, da enzo Ferrari ad Alberto Tomba: un mondo generoso, dal cuore immenso, almeno nel donare emozioni, nel far vivere sogni di gloria. In questo libro (dedicato ai miti intesi come plurale di mite e non di mito) tutta l'esperienza di 50 anni di giornalismo di un cronista a contatto quasi perenne con la vita degli sportivi più in vista della storia italiana.


Eduardo Galeano: "Splendori e miserie del gioco del calcio", Sperling & Kupfer Editori, 1997, Milano.(Titolo originale: "El fùtbol a sol y sombra")
Un gustoso e godibilissimo libro di Eduardo Galeano, scrittore e giornalista uruguaiano, grande calciofilo e profondo conoscitore non solo della pelota, ma anche della storia e della cultura latino-americana, che in filigrana lascia trasparire una profonda umanità ed una spiccata simpatia per gli umili, figlia di un antico e prezioso socialismo ormai fattosi raro ai giorni nostri. Facile da leggere, scorrevole, il libro consiste in una raccolta di "temi" (ricordate, quelli che ci facevano fare a scuola?) cioè di racconti, aneddoti, ricordi, appunti, (non solo sudamericani) spesso umoristici, mai banali, che coinvolgono, divertono, a volte emozionano. Degli esercizi di stile accessibili a tutti, che sicuramente arricchiscono la cultura, anche ma non solo calcistica del lettore.
Si va dalla descrizione del gol "orgasmo del calcio" alla figura del portiere "malato di solitudine, che con un errore può perdere un campionato"; si descrive il fanatico, "tifoso da manicomio, che nega l'evidenza", e si parla di Maradona, che da bambino dormiva abbracciato a un pallone con il quale di giorno faceva prodigi, e da grande "giocò, vinse, pisciò e fu sconfitto".
Si deplora la "tecnocrazia dello sport professionistico moderno che impone un calcio di pura velocità e di molta forza che rinuncia all'allegria, che atrofizza la fantasia e proibisce il coraggio". Anche queste inevitabili miserie (economiche) non diminuiscono però, agli occhi dell’ autore, lo splendore di questo gioco, "che è festa per gli occhi di chi lo guarda e e allegria delle gambe che sfidano la palla".
Leggere Galeano è veramente divertente, mai noioso, sempre sorprendente.
Qualcosa di molto diverso dai testi monotoni e dalle cronache piatte che di solito ci propinano i giornalisti di oggi....Un libro ideale da tenere sul tavolino da notte, da piluccare e da gustare prima di abbandonarsi al sonno....

Marcello D’Orta: "Maradona è meglio ‘e Pelé", Ed. Limina, 2002, Arezzo
Ricordate il famoso "io speriamo che me la cavo" di qualche anno fa, dal quale è poi stato tratto il film di Lina Wertmüller con Paolo Villaggio nel ruolo del maestro? Lo stesso autore, maestro elementare a Napoli-città, ha ora pubblicato una piccola raccolta di temi di bambini ed adolescenti dei rioni napoletani incentrati sulla mitica figura di Maradona.
Con un linguaggio colorito, spesso sgrammaticato, ma fresco, spontaneo, pungente ed efficace i piccoli autori danno un quadro toccante, spesso ironico e veritiero sul mondo degli adulti che hanno loro descritto il personaggio che forse più di ogni altro ha incarnato l’ anima napoletana alla fine degli anni ’80, quelli dei due scudetti vinti dagli azzurri partenopei.
Un libretto con poche pretese, fresco, che fa sorridere, pensare, sognare, perché al di là del racconto calcistico vi si scorgono in filigrana le umane passioni, le aspirazioni e le disillusioni della vita, comuni a molti di noi. Alcune perle meritano la menzione: "Maradona, noi lo vogliamo bene, dalla testa ai soprattutto piedi".
"Io volevo nascere all’epoca di Maradona, per vederlo giocare, ma mia mamma mi ha fatto con un anno di ritardo". "Ai tempi di Maradona, Napoli faceva 1 milione di abitanti e 70'000 abbonati.
Ora fa solo abitanti". "Egli è stato importantissimo per Napoli. Prima di lui, Napoli non aveva vinto niente, aveva perso pure la guerra mondiale, e invece con lui abbiamo vinto tre scudetti: due autentici e origginali, e uno rubbato da Berlusconi".
"Egli, come calciatore era felice, ma come uomo infelice. Maradona, a botta di essere famoso e bravo, è diventato miliardario, e non sapendo che se ne farsene di tutti quei soldi, si è drogato ed è andato di male in peggio. Però io lo perdono, perché anch’ io un giorno potrei diventare famoso, e posso sbagliare come a lui. E se io non lo perdono, Dio si potrebbe vendicare".
Un librettino semplice semplice, che si legge in un'oretta, adatto a grandi e piccini, ma che riesce a "prendere" e a far pensare… divertendo.
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