'Squadre B' in Lega Pro?

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(Marco M.)
00mercoledì 29 settembre 2010 16:17
Albertini rilancia, “squadre B” in Lega Pro?
Il vice­presidente della Figc, Demetrio Albertini (nella foto), aveva toccato il tema già un paio di mesi fa (leggete QUI i particolari) e lo riprende oggi con ancora maggior vigore. Stiamo parlando dell’iscrizione in Lega Pro delle “squadre B” della Serie A TIM.

Lo rende noto il quotidiano Tuttosport al quale l’ex calciatori, oggi dirigente federale, spiega: “In Italia i talenti esplo­dono a 23-24 anni, all’estero a 18-19. Per risolvere il problema biso­gna dare a chi esce dalla Pri­mavera e non è pronto per giocare in serie A, l’opportu­nità di confrontarsi con gio­catori più esperti e maturi”.

Considerato che tali opportunità i giovani calciatori non riescono più a trovarle in Serie B, ecco l’idea di scendere di categoria. L’ipotesi prospettata da Albertini è di quelle che potrebbero cambiare la faccia a un calcio minore ormai alla canna del gas: “Si è aper­to un tavolo presieduto dal presidente della Lega Pro Mario Macalli, e al quale partecipano tutte le compo­nenti del nostro calcio, che si occuperà di trovare una so­luzione”.

Quanto tempo occorrerà per trovare la soluzione “è difficile dirlo adesso – sottolinea l’ex cen­trocampista di Milan e Na­zionale - ma l’auspicio è riuscirci in due anni”.

Le soluzioni, per il vicepresidente federale, sono già confezionate. Il calcio estero indica le strade da battere, si tratta solo di scegliere quale imboccare: “In realtà non dobbiamo speri­mentare nulla. In Spagna, Inghil­terra, Francia e Germania esistono da tempo realtà in­termedie tra il settore giova­nile e la massima divisione. Questa struttura ha dato i suoi frutti: si tratta di rita­gliare una formula su misu­ra per il nostro calcio”.

Le ipotesi sono due: a) in In­ghilterra c’è un campionato riserve, senza promozioni o retrocessioni, in cui i giovani giocano con chi non trova spazio in pri­ma squadra; b) in Francia, Germania e Spagna i club hanno una seconda squadra (la cosiddetta “squadra B”) che gioca nelle divisioni inferiori, è soggetta a promozioni e/o retrocessioni e non può mai disputare lo stesso campionato della squadra principale.

Quale percorso imboccare per il rilancio del settore giovanile? “La scelta della formula – ­precisa il vicepresidente fe­derale – spetta al tavolo che ha appena iniziato a lavora­re. Così come la struttura delle nuove squadre e il tipo di legame che potranno ave­re con la formazione princi­pale. In Germania Luca Toni, prima di passare alla Roma, giocava nella squadra riserve del Bayern in terza divisio­ne nazionale. In Spagna i giocatori pos­sono passare dalla squadra riserve a quella principale a stagione in corso ma, dopo aver disputato un certo nu­mero di partite, non possono più scendere nella formazio­ne riserve”.

Ad Alberti­ni l’idea che piace di più è quella di “squadre B” iscrit­te al campionato di Lega Pro: “Già oggi in Lega Pro le società, per ottenere i con­tributi federali, danno abba­stanza spazio ai giovani. Però un’Inter B, potendo per­mettersi senza problemi di perdere anche due o tre par­tite consecutive, darebbe ov­viamente ancora più possibi­lità ai suoi giovani. E il cam­pionato di Lega Pro è molto formativo: ci sono elementi esperti, si gioca per i tre pun­ti e c’è l’agonismo giusto”.

Tutto bene, dunque, almeno a parole. Si tratta di vedere, nei fatti, cosa ne pensano il presidente della Lega Pro Mario Macalli e i club iscritti alla terza/quarta serie nazionale (attualmente 86).
james c
00mercoledì 29 settembre 2010 18:25
Re:
(Marco M.), 29/09/2010 16.17:

Albertini rilancia, “squadre B” in Lega Pro?
Il vice­presidente della Figc, Demetrio Albertini (nella foto), aveva toccato il tema già un paio di mesi fa (leggete QUI i particolari) e lo riprende oggi con ancora maggior vigore. Stiamo parlando dell’iscrizione in Lega Pro delle “squadre B” della Serie A TIM.

Lo rende noto il quotidiano Tuttosport al quale l’ex calciatori, oggi dirigente federale, spiega: “In Italia i talenti esplo­dono a 23-24 anni, all’estero a 18-19. Per risolvere il problema biso­gna dare a chi esce dalla Pri­mavera e non è pronto per giocare in serie A, l’opportu­nità di confrontarsi con gio­catori più esperti e maturi”.

Considerato che tali opportunità i giovani calciatori non riescono più a trovarle in Serie B, ecco l’idea di scendere di categoria. L’ipotesi prospettata da Albertini è di quelle che potrebbero cambiare la faccia a un calcio minore ormai alla canna del gas: “Si è aper­to un tavolo presieduto dal presidente della Lega Pro Mario Macalli, e al quale partecipano tutte le compo­nenti del nostro calcio, che si occuperà di trovare una so­luzione”.

Quanto tempo occorrerà per trovare la soluzione “è difficile dirlo adesso – sottolinea l’ex cen­trocampista di Milan e Na­zionale - ma l’auspicio è riuscirci in due anni”.

Le soluzioni, per il vicepresidente federale, sono già confezionate. Il calcio estero indica le strade da battere, si tratta solo di scegliere quale imboccare: “In realtà non dobbiamo speri­mentare nulla. In Spagna, Inghil­terra, Francia e Germania esistono da tempo realtà in­termedie tra il settore giova­nile e la massima divisione. Questa struttura ha dato i suoi frutti: si tratta di rita­gliare una formula su misu­ra per il nostro calcio”.

Le ipotesi sono due: a) in In­ghilterra c’è un campionato riserve, senza promozioni o retrocessioni, in cui i giovani giocano con chi non trova spazio in pri­ma squadra; b) in Francia, Germania e Spagna i club hanno una seconda squadra (la cosiddetta “squadra B”) che gioca nelle divisioni inferiori, è soggetta a promozioni e/o retrocessioni e non può mai disputare lo stesso campionato della squadra principale.

Quale percorso imboccare per il rilancio del settore giovanile? “La scelta della formula – ­precisa il vicepresidente fe­derale – spetta al tavolo che ha appena iniziato a lavora­re. Così come la struttura delle nuove squadre e il tipo di legame che potranno ave­re con la formazione princi­pale. In Germania Luca Toni, prima di passare alla Roma, giocava nella squadra riserve del Bayern in terza divisio­ne nazionale. In Spagna i giocatori pos­sono passare dalla squadra riserve a quella principale a stagione in corso ma, dopo aver disputato un certo nu­mero di partite, non possono più scendere nella formazio­ne riserve”.

Ad Alberti­ni l’idea che piace di più è quella di “squadre B” iscrit­te al campionato di Lega Pro: “Già oggi in Lega Pro le società, per ottenere i con­tributi federali, danno abba­stanza spazio ai giovani. Però un’Inter B, potendo per­mettersi senza problemi di perdere anche due o tre par­tite consecutive, darebbe ov­viamente ancora più possibi­lità ai suoi giovani. E il cam­pionato di Lega Pro è molto formativo: ci sono elementi esperti, si gioca per i tre pun­ti e c’è l’agonismo giusto”.

Tutto bene, dunque, almeno a parole. Si tratta di vedere, nei fatti, cosa ne pensano il presidente della Lega Pro Mario Macalli e i club iscritti alla terza/quarta serie nazionale (attualmente 86).




Giocare giusto per giocare, senza avere un traguardo finale secondo me e' una cazzata ,meglio la seconda ipotesi !
(Marco M.)
00venerdì 1 ottobre 2010 20:25
“Squadre B” in Lega Pro? Macalli bolla l’idea
L’ipotesi avanzata dal vice presidente federale Demetrio Albertini di far giocare in Lega Pro le “squadre B” dei club di Serie A TIM, utilizzando la terza serie nazionale come campionato per far maturare giovani calciatori che non riescono a sbocciare nelle compagini Primavera, viene respinta al mittente da Mario Macalli.Il presidente della Lega di Firenze , che è anche vice presidente della Figc, non ne vuole nemmeno sentire parlare.

Lo rende noto il quotidiano sportivo Tuttosport con questo virgolettato: “Pensavo fosse una battuta, la sua è un’ipotesi più o meno condivisibile, ma deve essere formulata all’interno della Commissione dall’Aic, la sua componente federale di riferimento. Questa proposta non ci interessa per niente, è l’ultima cosa a cui pensiamo”.

“Se i club di A e l’Aic vogliono far maturare le loro, poche, “zucchette”, è inutile che vengano a bussare alla nostra porta, perché non apriremo mai”, prosegue Macalli, aggiungendo: “Che facciano come noi una norma, che li obblighi ad inserire i giovani in squadra. Noi non siamo più l’ultima ruota del calcio. Parlano di giovani, ma hanno poca roba in A, i giocatori veri li portiamo noi. Comunque se le “zucche” pagano, allora noi le facciamo maturare”.
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