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Ultimo Aggiornamento: 12/08/2012 12:17
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12/08/2012 09:03
 
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Simone Pettinari
"A 25 anni decidi di lasciare il calcio perchè inizi a sentirti saturo, non tanto fisicamente ma mentalmente".

Simone è un ragazzo come tanti, che ha capito di sentirsi ormai un pesce fuor d'acqua in un calcio che non gli piaceva più, decidendo di ritirarsi. Nasce il 15 febbraio del 1987, a L'Aquila, il calcio è una passione forte, fin dai primi anni della sua vita, però non sceglie un ruolo da riflettori puntati come l'attaccante, ma quello più oscuro, dove se sbagli, stai pur certo che non passerai mai inosservato: il portiere.

Con lui abbiamo fatto un percorso lungo 12 anni. Quelli in cui il calcio è stato la molla che gli faceva scattare tutto, incazzature comprese. Le passioni sono così, son talmente forti che ti lasciano spesso dei segni: tipo l'herpes.

Gli esordi - A 16 anni l'occasione che molti giovani aspettano sempre con impazienza: giocare in un campionato di calcio per mettersi in mostra, per dire: "Guardate cosa sono capace di fare". La sfrontatezza della gioventù rende tutto più bello e imprevedibile.

La Loanesi, club dell'hinterland di Savona, lo chiama e lui, a quasi 700 km di distanza, parte. I genitori - con cui ha un rapporto stupendo, ne parleremo più avanti - lo tengono d'occhio. "Gioca a calcio - gli dicono - ma non dimenticare gli studi, altrimenti questa passione diventerà un lontano ricordo". Simone prende queste parole come un monito da rispettare in maniera quasi religiosa, al punto che ha proseguito gli studi ed ora all'università (Giurisprudenza) vuol prendersi la laurea, per premiare i sacrifici suoi e della sua famiglia.

Il ricordo di questi primi anni in Simone è positivo: "Ero contento, anche perchè dietro le spalle avevo dei genitori che mi davano la forza per non arrendermi. A 16 anni andare lontano da casa non è da tutti, con tutte le complicazioni del caso: lasciare casa, affetti, amici, non è facile. Se ci sono riuscito, lo devo alla loro saggezza nell'indirizzarmi fin da piccolo su un percorso di valori, che ora mi ritrovo tutti intatti davanti a me".

Il pregio della schiettezza senza falsi infingimenti, esce fuori come acqua pulita nelle sue parole: "Devo essere sincero: in D ho guadagnato molto bene, conoscendo persone che mi hanno arricchito, non tanto nel portafogli, ma nell'anima. L'umiltà che metti nella vita, poi la ritrovi nei rapporti con le persone con cui condividi una parte del tuo tempo, per lavoro o per svago".

La serie C - Ad Arezzo gioca una sola partita, mentre la stagione dopo passa all'Aversa Normanna, dove gioca un po di più (6 presenze). A Melfi la sua esperienza è stata fallimentare: "Non ho un bel ricordo di quel periodo, mettiamola così". Il ritorno al club granata, con Raffaele Sergio (ex terzino sinistro di Lazio e Napoli, anni '90) è il preludio ad una stagione sicuramente migliore: "Si, li ho giocato di più e posso soltanto ringraziare Pasquale Centofanti, preparatore dei portieri della società normanna, perchè mi ha aiutato tantissimo nel formarmi, non solo come portiere, ma come uomo".

Il passaggio alla Neapolis: "Anche in questo caso, come con il Melfi, non ho un ricordo piacevole, ma ormai è acqua passata e non voglio più tornare indietro a rivangare. Tutto risolto, ora guardo avanti". Simone si riferisce all'aggressione subìta dal presidente della società campana, Mario Moxedano.

La decisione: lascio il calcio - Dopo aver ripercorso la sua carriera, si arriva ai giorni nostri, con la decisione, parecchio sorprendente, di lasciare il calcio. Non lascia molto spazio all'immaginazione, neanche fosse un pugile, abituato a dare i colpi secchi per evitare di prenderli: "Ero saturo, non ce la facevo più".

Il suo racconto è molto crudo e grezzo: "Il calcio è un mondo di merda, dove se possono te lo mettono in quel posto. Ho imparato con l'esperienza, che non bisogna fidarsi di nessuno, perchè tutti hanno un interesse personale da tutelare, così succede che non giochi perchè l'allenatore porta con se lo sponsor ed il portiere. Il padre paga per far giocare il figlio, tutte cose vomitevoli che alla lunga ti nauseano, così arrivi ad un punto di non ritorno in cui decidi che è ora di dire basta".

Non sono solo questi i motivi che l'hanno spinto ad una scelta consapevole così forte: "Il calcio di oggi è completamente cambiato, ora le regole sugli under - vergognose - hanno reso la Lega Pro uno zoo".

"Ormai le società non puntano più su un giocatore per farlo giocare perchè ci credono, ma è tutto un discorso perverso sui minutaggi. Così come ho detto poc'anzi, tutto diventa uno zoo".

La nausea - Non si pente di quello che ha fatto: "Guarda, posso dirtelo con tranquillità: ho rescisso un ottimo contratto con l'Avellino. Sono io che voglio svoltare, girare pagina, decidere di fare qualcosa di diverso. Ho visto sempre il calcio come una passione, mai come qualcosa che si avvicinasse ad un lavoro vero e proprio. Credo che si manchi di rispetto a chi realmente lavora, come ad esempio i muratori, dicendo che io lavoro e faccio i sacrifici. Ho sempre vissuto questa esperienza con la consapevolezza di una passione, ma di certo non come qualcosa che mi avrebbe dato da vivere".

Simone è molto chiaro in questo passaggio: "Ritengo che la vita del calciatore sia costellata da pochi anni, in cui, se sei fortunato raccogli un sacco di soldi, ma poi?! Non mi va di arrivare a 32 - 33 anni, con la prospettiva di non sapere cosa farò dopo. La cosa che maggiormente mi ha spinto a lasciare, è stata proprio questa sensazione da salto nel vuoto dopo aver appeso i guantoni al chiodo. Le nefandezze che gravitano intorno, sono un motivo in più, che alla lunga ti fa capire che la catena va rotta".

Il calcio in questo momento non gli manca: "Se ti devo dire che mi manca, devo dirti di no. Sto bene anche pensando che i miei ex compagni dell'Avellino sono in ritiro. Al momento mi sto "disintossicando" da qualcosa che ha perso - agli occhi miei - quel fascino che me l'ha reso qualcosa di unico per almeno dieci anni della mia vita".

Gli affetti prima di tutto - Fidanzato da più di due anni: "Questa ragazza, insieme alla mia famiglia, è un fondamento importante per me. Una casa è fatta da vari mattoni, lei è uno di quelli che sorreggono tutta l'impalcatura della mia vita". E lei non ha preso molto bene la sua scelta: "Infatti non era contenta quando le ho comunicato le mie intenzioni. Voleva continuassi, ma le ho spiegato che si arriva ad un certo punto dove ti senti scarico e hai voglia di qualcosa di reale, lontano dall'immagine artefatta del calcio. Io poi ho un grosso difetto: prendo le cose di petto e questa mia particolarità caratteriale mi ha portato spesso a crearmi dei malumori negli affetti più importanti".

Dopo alcune gare dove magari non era stato il migliore, Simone reagiva in maniera istintiva: "Così stavo dei giorni interi senza parlare con nessuno, arrivando al punto di avere l'herpes per il nervosismo per una prestazione che non mi soddisfaceva. Questo a lungo andare ti pesa e ti rendi conto di poter provocare dei guasti che alla fine pagheresti in maniera molto cara. Al calcio ho dato 300 e credo di aver ricevuto la stessa quantità, ma alla fine ti prosciuga mano a mano, rendendoti uno "scheletro" vuoto. Io ho fatto questa scelta, giusta o sbagliata sarà il tempo a deciderlo".

Ringraziamenti - Simone in questa nostra bella chiacchierata, non dimentica chi gli ha voluto bene, conoscendolo al di fuori del rettangolo di gioco: "Non potrò mai dimenticare il rapporto che ho avuto con mister Giuseppe Ferazzoli (ex allenatore dell'Aversa Normanna e della Neapolis, ndr), persona schietta e vera, lontano dagli stereotipi di tanta gente che gravita intorno al calcio. Non potrò mai dimenticare una gara dove, da avversari, lui a fine partita mi abbracciò, dimostrandomi un rispetto che va oltre l'essere avversari su un terreno di gioco. Altra persona che ricorderò sempre con piacere è Piero Panzanaro, che ha giocato anche nel Castel di Sangro. Per ultimo non posso dimenticare Mauro Lauri. Queste persone, hanno reso la mia carriera calcistica ancora più piacevole di quella che già era. Un ultimo ringraziamento voglio farlo a Enzo De Vito, direttore tecnico dell'Avellino, perchè grazie a lui ho potuto siglare un contratto biennale con gli irpini".

Un consiglio per i più giovani - Prima di lasciarci, vogliamo che sia lui, uno consapevole che il calcio ormai com'è messo non andrà molto lontano, a dare un consiglio alle nuove generazioni: "Siate sempre umili - so bene che può sembrare una frase fatta - ma solo in questo modo potrete capire che il calcio, oltre ad essere un divertimento, è anche un rispetto reciproco dei ruoli. Il calcio ti fa diventare uomo, però devi avere il giusto atteggiamento. Spesso ho visto giocatori che mancavano di rispetto a chi, ad esempio il magazziniere, fa un lavoro oscuro ma fondamentale perchè le cose vadano sempre in un certo modo".

Simone ha tanto ancora da dire: "Nella mia esperienza da calciatore, ho scoperto che alla fine sei solo un numero - anzi, detto in maniera più volgare - sei come un arancio che non appena spremuto tutto il succo, vieni buttato via. C'è poca riconoscenza nel mondo del calcio. Tutti vogliono tutto da te, senza riguardo alcuno. Alla fine ti inaridisci e diventi una persona priva di valori. Così facendo diventi ciò che non avresti mai voluto essere".

La dedica ai genitori - In ultimo, non dimentica di dedicare un pensiero ai suoi genitori: "Mio padre ha 70 anni e mia madre 65. Per tanti anni li ho messi nel dimenticatoio, perchè si sa come funziona la vita da calciatore, sempre lontano da casa e dagli affetti. Hanno fatto tanti sacrifici per me, seguendomi dove potevano. Adesso voglio stare un po con loro. Cosa farò adesso? Per il momento aiuterò un club di 1^ Categoria abruzzese, formando i portieri, poi vediamo. Ciao calcio, non mi mancherai..."

12/08/2012 12:17
 
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troppo lungo, ne ho letto un pezzo, ma mi sembra la storia di schwarz...

NON ne hai piu' voglia, abbandoni e cambi lavoro...

credo che in tutto il mondo ci sia gente che si rompe i maroni e vuol cambiare vita...

lui a 25 anni, puo' benissimo farcela..

in bocca al lupo..

(se invece c'e' altro, me ne scuso, ma non l'ho letto tutto).



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Hai fatto tornare tutti...ci siamo tutti a salutarti... Ciao Fet.



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