"Una partita di serie A
la compro con 100 mila euro"
Confessioni di un intermediario: «I pesci grossi sono dentro i club, i giocatori si fidano di me. In ogni
weekend almeno 8 gare truccate»
EMANUELE RIGHI
Sono passate da poco le 12 quando incontriamo Gabriele, nome di fantasia, a Brescello. Ha deciso di presentarsi dopo otto appuntamenti mancati, perché forse il suo tempo sta per scadere. Gabriele è una persona nota a chi ama scommettere al nero, non nelle ricevitorie canoniche. Perché è sempre stato nel giro, perché è paradossalmente molto affidabile. Gabriele, di mestiere, fa l'intermediario, in un ambito decisamente illecito. Per dirla in modo meno elegante, aggiusta le partite comprando i calciatori: «L'inchiesta sul calcioscommesse? Un lavoro a metà».
L'intermediario pone una sola condizione: tenere celata la propria identità. Per il resto nessun velo. «Sono cinque anni che aggiusto partite. Il percorso è sempre quello: assicurarsi un minimo di due giocatori per squadra oppure quattro della stessa formazione. Si lavora sulle partite di Lega Pro e B, raramente su quelle di serie A, perché sono più costose». La torta è allettante: «In Italia sono tantissimi che millantano di fare gli intermediari. Basta fingere di essere amico di qualche giocatore e anticipare, per bravura o per caso, qualche finale di partita. Se sei fortunato guadagni per un po' ma di strada ne fai poca. E se hai incrociato gente poco simpatica, è meglio che tu sparisca». Per lui è diverso: «Sono 5 anni che vivo di questo. Sono arrivato a guadagnare dai 150 ai 200 mila euro. Faccio la cresta sulle cifre che asiatici o zingari (così chiama i personaggi provenienti dall'Est, compreso l'Uzbekistan, ndr) sono disposti a versare per avere in anticipo la certezza di determinati risultati. Voi pensate sempre a quello finale. Non scherziamo: le combine si fanno sul «gol e gol» (entrambe le squadre a segno, ndr) sugli over (più di due gol, ndr) e anche sui risultati esatti ma con quelli si rischia troppo. Il meglio è il «gol e gol». In Lega Pro, la vecchia C, è una crema: la squadra in trasferta segna, generalmente nei primi minuti, e quella di casa pareggia entro il primo tempo. A quel punto sei già alla cassa avendo investito massimo 15 mila euro. Poi, che giochino liberi e finisca come gli pare».
Gabriele spiega il proprio percorso: «Sono diventato affidabile con i calciatori perché ho sempre mantenuto gli accordi. All'inizio portavo i soldi subito, quindi sono passato ad un acconto pre gara e al saldo post gara, adesso vado sulla parola e saldo tutto dopo. I giocatori si passano la parola cambiando squadra, ed il gioco è fatto. In genere, prendo contatto la settimana prima della partita da comprare. Il martedì segnalo agli asiatici o agli zingari - ma esistono anche altre organizzazioni con cui non ho mai lavorato (camorra? ndr) - quale partita posso rendere «amica» e gli chiedo i soldi per aggiustarla. Tra i 10 e 15 mila euro per la Lega Pro, 70-80 mila per la B, a volte meno, e 100 mila per la A. Dipende sempre da quale giocatore hai agganciato. In certi casi bastano meno soldi e tu fai la cresta perché mantieni sempre la stessa tariffa».
La concorrenza è tanta nel sottobosco del calcio. «In genere ex calciatori che conservano contatti con i vecchi compagni di squadra. Credo che ogni weekend, ancora oggi, ci siano almeno 8 partite, dalla C alla A, che non si disputano regolarmente. Le gare più facili da accomodare sono a settembre, ottobre, novembre, i mesi che destano meno sospetti. Alla fine del campionato lavora soprattutto la classifica, non l'intermediario».
Il rovescio della medaglia, per Gabriele e soci, sono i millantatori: «Troppi blaterano, la voce entra in circolo, la Snai e i siti italiani vengono bombardati di giocate e denunciano l'anomalia. Chi fa parte del sistema, quello vero, non gioca in Italia. All'estero puoi puntare 500 mila euro su un over, in Italia al massimo 5 mila euro. Il nome di Signori ha fatto tanto comodo prima e forse anche ora: sul mercato asiatico, era una bella garanzia da spendere. Credo che lui puntasse o cercasse di avere qualche dritta, nulla più. La storia della cupola fa ridere. Questa inchiesta non ha ancora fatto il salto di qualità. Bisogna prendere i pesci grossi, quelli che lavorano dentro le società. Ma sarà impossibile arrivarci, perché se io vado da un ds o da un presidente e gli dico che spiffero tutto, prove alla mano, questo ci mette un attimo e compra il mio silenzio con 200 mila euro».
Morale? «Non si fermerà mai questo circolo vizioso: gli asiatici, gli zingari, sono troppo forti e i soldi fanno comodo a chi opera nel calcio italiano. Con qualche decina di migliaia di euro, guadagni dei milioni. Sì, rischiare vale la pena». Ma uccide il calcio.
www3.lastampa.it/sport/sezioni/calcio/lstp/435305/
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Hai fatto tornare tutti...ci siamo tutti a salutarti... Ciao Fet.