Spese pazze delle Regioni ..

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(Ovosodo)
00mercoledì 23 giugno 2010 12:40
Milano, 23 giugno 2010 - Con 61 sedi sparse in 31 Paesi, di cui ben dieci solo in Cina, è il Veneto a guidare la classifica delle “spese pazze” che le Regioni fanno per la diplomazia. Lo riferisce il Corriere della Sera in edicola oggi che, in un dossier del Tesoro, ha scoperto che sono 178 gli uffici aperti un po’ in tutto il globo, dalla Bulgaria a Portorico passando per il Vietnam, dagli enti locali regionali.


“Le Regioni italiane hanno all`estero qualcosa come 157 uffici, ai quali si devono aggiungere i 21 di Bruxelles” spiega il quotidiano milanese, sottolineando che nessun governatore vuole inoltre rinunciare ad “un`antenna nel quartier generale dell`Unione europea”.

“Che senso ha per una Regione come il Molise con 320 mila abitanti mantenere un ufficio a Bruxelles, peraltro pagato un milione 600mila euro, oltre ai due di Roma?” si domanda Sergio Rizzo nell’articolo, raccontando che la Lombardia ha 29 uffici sparsi dalla Moldova al Perù, e “quattro in Russia (esattamente come la Regione Veneto)”. “Il Piemonte presidia 23 Paesi esteri con la bellezza di 33 basi” prosegue il Corriere, tra cui “due in Corea del Sud, altrettanti in Costa Rica (perché il Costa Rica?), altri due in Lettonia (perché la Lettonia?)”.


A New York “gli uomini dell`ex governatore Salvatore Totò Cuffaro si ritrovarono in ottima compagnia, quella dei dipendenti della Regione Campania, allora governata da Antonio Bassolino, che aveva preso in affitto un appartamento giusto sopra il negozio del celebre sarto napoletano Ciro Paone. Costo: un milione 140 mila euro l`anno”. “A quale scopo - continua il quotidiano - se lo chiese nell`autunno del 2005 Sandra Lonardo Mastella, in quel momento presidente del Consiglio regionale, visitando una struttura il cui responsabile, parole della signora, ‘viene solo alcuni giorni ogni mese’. Struttura per la quale venivano pagati tre addetti il cui compito consisteva nell`organizzare, per promuovere l`immagine regionale, eventi ai quali non soltanto non partecipava ‘alcun esponente americano’, ma nessuno ‘che parlasse inglese’. Il Corsera prosegue con gli esempi, rivelando, ad esempio, che in Cina ci sono “ben sette enti locali italiani” (Marche e Piemonte qui hanno quattro sedi ciascuna), mentre “la Valle D`Aosta, che non sazia della sede di Bruxelles, ne ha pure una in Francia”.


“Quello che non dice, il dossier del Tesoro, è quanto paghiamo per tale gigantesca e incomprensibile Farnesina in salsa regionale” denuncia l’articolo, concludendo che “il sospetto, diciamolo chiaramente, è che nella maggior parte dei casi l`utilità di tutte queste feluche di periferia sia perlomeno discutibile”.


Io ne ho pieni i coglioni di tutta sta gente che si sputtana i ns soldi .. e poi stamattina in tv devo pure sentire che regioni e comuni in nome del federalismo chiedono autorizzazioni per aumentare o inventarsi nuove tasse locali .. intanto il rusco è aumentato di quasi il 18% ..
Oberlord
00mercoledì 23 giugno 2010 13:13
Evidentemente alla maggioranza degli italiani stà bene così
(Ovosodo)
00mercoledì 23 giugno 2010 14:10
Re:
Oberlord, 23/06/2010 13.13:

Evidentemente alla maggioranza degli italiani stà bene così




ma non lo so se alla maggioranza degli italiani stiano bene ste cose, il più è che si sappiano .. a me non stanno bene e mi viene l'orticaria a sentire gli enti dalle regioni in giù lamentarsi dei tagli ricevuti .. che incomincino a tagliare ste ladrate anzichè ricorrere sempre al rimedio più facile, quello di aumentare le tasse
(Massoud)
00domenica 22 agosto 2010 09:46
Indagato il fratello di Errani
L'ipotesi è di truffa aggravata
L'inchiesta su un finanziamento regionale di un milione per Terremerse presieduta allora da Giovanni Errani


Giovanni Errani

Giovanni Errani, fratello del presidente della Regione Vasco Errani, è indagato nell’ambito dell'inchiesta della Procura di Bologna sulla cooperativa agricola Terremerse di Bagnacavallo (Ravenna), da lui presieduta fino al gennaio scorso. L'inchiesta è nata dopo che un articolo del quotidiano Il Giornale, lo scorso ottobre, aveva ipotizzato abusi e irregolarità nella concessione, nel 2005, da parte della Regione di un finanziamento da un milione di euro per la costruzione di un nuovo stabilimento vinicolo a Imola. A quanto si è appreso, il pm Antonella Scandellari ipotizzerebbe reati che vanno dalla truffa aggravata (perché in danno di un ente pubblico), per Giovanni Errani, all’abuso d’ufficio a carico di alcuni funzionari regionali che si occuparono dell’iter procedurale che sbloccò il finanziamento (fondi comunitari erogati dalla Regione).

LA VICENDA - Due giorni dopo l’attacco del quotidiano, che parlava di intreccio tra politica e affari e di favori di cui avrebbe beneficiato il fratello del presidente, Vasco Errani contattò la Procura e fu lui nei giorni successivi a recarsi dai magistrati bolognesi per dimostrare la regolarità della procedura adottata dalla Regione. Posizione poi ribadita in aula davanti ai consiglieri regionali. L’iscrizione nel registro negli indagati risalirebbe a qualche giorno fa, dopo che il magistrato ha ricevuto il rapporto del Nucleo tributario della Guardia di Finanza, cui sono affidate le indagini. La vicenda aveva avuto una vivace appendice politica con la discussione in Assemblea legislativa e la richiesta del Pdl, poi respinta, di istituire una commissione d’inchiesta per verificare la regolarità della procedura. Contestualmente, l’allora consigliere regionale di centrodestra Gioenzo Renzi aveva presentato un esposto alla Procura e alla Corte dei Conti in cui si chiedeva anche di verificare se la cooperativa avesse rispettato i tempi previsti per la fine dei lavori, un requisito fondamentale per non perdere il contributo.

LE REAZIONI - «È bene che Vasco Errani e il Pd si rendano conto che non esistono più zone franche». Così Galeazzo Bignami, vice capogruppo vicario del Pdl in Regione, commenta la notizia che vede indagato il fratello del presidente della Regione. Bignami rivendica il merito del Pdl di aver per primo sollevato la questione: «Da parte nostra il biasimo politico e la censura per il modo con cui erano stati amministrati questi fondi era noto», ricorda il consigliere. Ora «ci auguriamo che Errani riferisca sulla vicenda: i chiarimenti di Errani sono fuori tempo massimo, ma comunque necessari». Bignami, infine, sottolinea il suo «spirito garantisca, dunque aspettiamo di vedere come andrà avanti la Procura». Ma «certo è che questa non è una pagina gloriosa per la Regione», conclude. Per i grillini Defranceschi e Favia il vero nodo è «la mancanza di trasparenza»: «Anche noi stiamo lavorando su questa e altre vicende, ma ottenere i documenti dalla Regione, pur essendo consiglieri, è una vera corsa a ostacoli. Invece la trasparenza, soprattutto sui finanziamenti europei che mantengono ancora preoccupanti coni d’ombra in tutta Italia, dovrebbe essere implicita. Per questo riteniamo opportuno che Errani divulghi immediatamente le carte a suo tempo portate ai magistrati: se è tutto in regola, la questione si chiarirà quanto prima». Per i grillini comunque sono troppi «i legami che amici, parenti o fidanzate hanno con persone della Regione. Forse per etica e opportunità sarebbe il caso di tagliarli e renderli trasparenti, visto che si tratta di denari dei cittadini».


21 agosto 2010
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